Io e Te

27/11/2012

Un genio di scrittore come Niccolò Ammaniti non poteva che svegliare l’estro di un genio di regista come Bernardo Bertolucci. Dopo 8 anni di silenzio, dopo quel film esplosivo che ha fatto scandalo per il suo genio, per la bellezza, per l’arte dei suoi attori, per la “purezza” (seppur al massimo dell’impuro) della sceneggiatura, “The Dreamers”, eccolo di nuovo, con un film italianissimo, molto low-cost a quanto sembra, ma molto ben fatto. Una stanza, due attori sconosciuti. Lui, piccolo, mai visto, appena superata (o forse non ancora) la pubertà, con l’acne sul viso e due occhi azzurri enormi che realizzano uno sguardo qualche volta inquietante. Lei, prorompente, bella, (grande, ma mai vista anche lei) capelli biondissimi e lunghissimi, labbra rossissime e accento siciliano fortissimo e sensualissimo. Un rapporto incomprensibile, quello che si potrebbe chiamare amore vero, quello che i più cinici, rimembrando la precedente pellicola bertolucciana, avranno sicuramente previsto come incesto. Ma no. Qua si tratta di sentimenti puri, qua il sesso non c’entra. Qua se mai c’entrano il libro dei vampiri, l’ossessione per le formiche di lui, le fotografie di lei, il luogo chiuso, grande abbastanza per solo due persone. Solo per loro due. Collegati da qualche strano grado di parentela, ma più profondamente, collegati dal desiderio di nascondersi che è tanto forte quanto quello di urlare. Lo sfondo della scena, perché in fondo si può dire essere solo una, è questo ripostiglio buio e polveroso, rugginoso e opprimente, ma lo sfondo vero è la colonna sonora che si fa protagonista di una delle scene più profondamente emozionanti (o meglio emotive, per qualcuno, addirittura strappalacrime): “Ragazzo solo, Ragazza sola”, David Bowie in una performance italiana nasconde (bisogna dire in maniera quasi convincente) il suo accento, tentando, e riuscendoci in maniera sopraffina, di interpretare un Mogol eccezionale come sempre. E la fine, lo sguardo di lui che guarda nella telecamera, gli occhi inquietanti che fissano lo spettatore che molto probabilmente ha ancora gli occhi umidi, lei ormai lontana, probabilmente in campagna, in compagnia dei cavalli.

Lavinia Torti