
Regia di Wes Craven
USA 1981
90 min.
Storm Video
Con Sharon Stone, Maren Jensen, Susan Buckner
Lingua: Italiano, Inglese
Dvd la cui custodia potrebbe risultare utilissima per pareggiare le gambe di un comodino di modesta fattura artigianale, non passa inosservato, se non altro, per la presenza di una giovanissima Sharon Stone, le cui doti artistiche nessuno osò più mettere in dubbio dopo il celeberrimo accavallamento di gambe in “Basic Instinct”. Non tutti sanno che la bionda statunitense vanta (o si vergogna di) una quindicina di pellicole passate sotto silenzio prima di essere eletta sex symbol (chi scrive ammette di averle cercate e viste quasi tutte, e non per scopi cinefili), e fra queste c’è l’orrido film che ci accingiamo a prendere in analisi. Ve lo raccontiamo, tanto nessuno sarà folle quanto il tenutario di questa rubrica (di puttanate) da andare a rintracciarlo in qualche discarica. Una comunità di Ittiti (al cui confronto, i Mormoni sono libertini fannulloni) insediata presso un piccolo centro abitato è afflitta dal timore che Incubus possa giungere a tormentarli (seconda ammissione dello scrivente: pur avendo decenti nozioni nell’ambito dell’occulto, ho cercato ovunque i requisiti di questo signor Incubus, ma senza successo, e non sono abbastanza ben visto dagli Ittiti per chiedere lumi direttamente a loro. Concediamogli lo statuto generico di Demone). Si punta il dito su alcune donne, peccatrici che hanno voltato le spalle alla giusta causa, e si accusa anche un ex ittita agricoltore prossimo al matrimonio. Una notte, l’uomo che aveva l’ardire di guidare un trattore per coltivare i campi (gli Ittiti riterrebbero strumento del demonio anche una vecchia Graziella rosa con le ruote bianche), viene trovato ucciso nel garage di casa sua, e la futura e inconsolabile moglie invita due amiche per essere sorretta nel dolore. Sono, queste ultime, donne moderne, tanto moderne che una è proprio Sharon Stone, e si palesano in corvette rossa e short da ictus, la tenuta perfetta per gironzolare in una comunità di fanatici sessuofobi. E qui scopriamo il vero motivo del titolo: lo scopriamo qui come potremmo scoprirlo in qualunque altro fotogramma: non c’è niente che motivi un titolo stupido come “Benedizione mortale”. Sharon indossa una lingerie turchese e per tutto il film rimane vestita così, nella sua dimensione parassitaria, a bere whisky, afflitta da mille premonizioni, mentre la sua amica, non meno tipica americana di lei, ha la brillante, geniale idea di sedurre un ragazzino ittita, salvo poi lasciarci le penne assieme a lui mentre erano imboscati in auto, uccisi da mano sconosciuta ma armata di tanica di benzina, e la quasi vedova si consola guardando la biondona in lingerie che continua a bere, incurante dell’universo, e ascoltando le caute avances della figlia di una vicina di casa. Morto il ragazzino, la comunità non ha più dubbi: è arrivato Incubus. In paese non si dice altro: è arrivato Incubus, ma sai che è arrivato Incubus? Che si fa? Niente, è arrivato Incubus. Il pastore della comunità, per ammazzare il tempo, fustiga alcuni dei suoi adepti e predice il male nel mondo. La trovata non brilla per originalità. Tanto per farla breve, si scopre che la vicina della vedova ha partorito un bisex, camuffato poi da donna ma escluso, perché il puritanesimo estremo ha come strana contraddizione quella di non lasciar celare ai suoi membri i connotati sessuali, e poichè l’ex ittita trattorista conosceva il segreto, ha deciso di farlo fuori. Ha dunque carbonizzato anche l’amica di Sharon ed al suo imberbe amante, e chi volesse domandarsi il perché avrebbe davvero la tipica presunzione dei saccenti, e opta per uccidere anche le altre donne. La vedova ha una pistola, spara tre colpi, gliene restano altri tre, getta a terra la pistola dopo aver colpito lo stipite di una porta, ma è convinta di aver centrato la pazza. La figlia irrompe dalla finestra, la vedova impugna di nuovo l’arma, la fredda, rigetta a terra l’arma. E tienila in mano, per Dio! Mica ti prendi il tetano! Torna la madre con una doppietta, spara e colpisce tutto meno che la discutibile pistolera, che si rifugia al piano superiore della casa. Interviene la futura sex symbol, all’epoca paffutella americana mangia ketchup con il sogno della ragazza ponpon nel cassetto, prende il revolver e pone fine al parapiglia, non senza cadere in uno stato di trauma permanente (Probabile che la Stone avesse un contratto con la casa produttrice ma il regista si fosse dimenticato di elaborare la sua parte). Ma ecco che arriva la promessa sposa del ragazzino infoiato e arso vivo! Brandisce un pugnale, avanza verso la vedova! Tempismo inaudito! Giunge ieratico il pastore, vede i cadaveri a terra e dice: “Il messaggero di Incubus è morto.” Meglio a lui che a me, ma che si fa con Incubus? Aspettate. La trama sembra avere una sua deprimente linearità anti-esoterica, e si pensa al modesto thriller da sera d’estate anni ottanta fra birre e amici. Sharon riparte, con la testa già al suo analista newyorkese, la vedova rientra in casa, il pavimento si spalanca, esce Incubus e la trascina con sé all’inferno, scomparendo mentre il pavimento si ricompatta con l’incredibile effetto speciale della pellicola montata al contrario (e che dunque ripropone anche lo spavento della sventurata in rewind), cose che nemmeno Avatar ha saputo azzardare. Al che una domanda: Come ha fatto Wes Craven a diventare Wes Craven?