La volta di Rosberg (o il ritorno di Ross Brawn)

30/04/2012

Alcune brevi considerazioni dopo i gran premi di Cina e Bahrein, con vincitori e vinti. Sul gradino più alto, e per la prima volta dopo sette anni di attesa, è salito Nico Rosberg, che ha dominato la corsa di Shangai a bordo della sua Mercedes, e c’è lo zampino di quel geniaccio del team principal Ross Brawn, già campione del mondo con Benetton, Ferrari e Brawn gp: il suo pseudo f-duct, collocato nell’ala posteriore, ha fatto la differenza, consentendo al tedesco di mantenere autorevolmente la testa della gara, anche se il miracolo non si è ripetuto nella competizione successiva, durante la quale Rosberg, tarantolato per le tornate deludenti prestazioni della monoposto, ha rischiato più volte penalizzazioni per manovre scorrette ai danni di Hamilton ed Alonso.  Restando in Barhein, ci sentiremmo di segnalare quattro grandi protagonisti: Vettel, redivivo e tranquillo con una Red Bull apparentemente uscita dal letargo, i due della Lotus: Kimi Raikkonen e Romain Grosjean, autori di prove strabilianti, rispettivamente secondo e terzo dopo il bicampione del team austriaco, ed il sempre ottimo Paul Di Resta che, con la sua Forse India non al top della forma, ha colto un sesto posto davvero convincente al termine di una prova votata alla più concreta regolarità. Male le Maclaren. Button, perseguitato da una sfortuna tardo-romantica, è stato costretto al ritiro ad un giro dalla fine. Delude Sergio Perez, che dal podio malese non si è più fatto vedere, e c’è chi sostiene che il messicano promesso alla Ferrari sia tornato alla mediocrità dello scorso anno, dopo una prestazione del tutto casuale. Inutile commentare i risultati negativi delle rosse, depotenziate al punto da farsi bastare Alonso in settima posizione e Massa in nona. Nessuna idea, nessun miglioramento, questa è la legge base della formula uno, e diceva bene Berger quando, alla domanda su cosa ci si possa aspettare, in futuro, dalla Ferrari, rispose: nulla se non cambiano gli uomini. Ancora scadenti le Toro Rosso, con Ricciardo preso dal panico e precipitato, nel solo giro iniziale, dalla sesta alla sedicesima piazza. Doccia fredda per le Williams, entrambe forzate al ritiro, ma dotate di un discreto potenziale. Passi avanti per Bruno Senna, che a Shakir avrebbe fatto segnare punti per la terza volta consecutiva se non fosse stato fermato da un guasto. Bene Kamui Kobayashi, pilota da punti di rara costanza, straordinario quanto sfortunato Hekki Kovalainen, prima guida della modesta Catheram, autore di qualifiche spettacolari e di una partenza inaudita. Peccato che ci abbia pensato Vergne a forargli la gomma posteriore con un tamponamento, ma il finlandese potrebbe guidare di meglio visto che i nuovi talenti non convincono. Stranamente, il mercato piloti sembra non tenerlo in considerazione, e avremmo scommesso soldi sul suo trasferimento dalla Catheram alla Lotus per volere della Renault, impegnata a motorizzare entrambe le scuderie, oltre a Red Bull e Williams, prima che lo storico team inglese annunciasse di volersi affidare all’ex iridato Raikkonen.

Carlo Baroni