Inglese natio di Shepperton, nella contea del Surrey, classe 1933, John Boorman ha cominciato la carriera nell’audiovisivo alla fine degli anni ’50 con la realizzazione di una serie di documentari. E doveva evidentemente trattarsi di materiale di una certa qualità se pochi anni dopo, nel 1962, diventa capo documentarista del distaccamento di Bristol della BBC. Esordisce nella fiction nel 1965 con Catch us f you can, commissionato dalla band britannica The Dave Clark Five: avrebbe dovuto essere quello che A Hard Day’s Night di Richard Lester fu per i Beatles, ma la pellicola di Boorman non ebbe il successo auspicato.
Eppure il regista inglese riuscì ad attirare l’attenzione delle produzioni americane, che gli permisero di realizzare due film in grado di imporlo all’attenzione del vasto pubblico anche grazie alla presenza, in entrambi, di una star come Lee Marvin: si tratta del noir Point Blank (Senza un attimo di tregua, 1967) e del film di guerra Hell in the Pacific (Duello nel Pacifico, 1968, con Toshiro Mifune), seguiti da Leo the Last (Leone l’ultimo, 1970), che valse a Marcello Mastroianni una Palma d’oro a Cannes, e il cult Deliverance (Un tranquillo weekend di paura, 1972).
Consolidatosi come regista di genere, Boorman ha plasmato il suo stile in film come il fantascientifico Zardoz (1974), l'horror Exorcist II: The Heretic (L’esorcista II – L’eretico e Excalibur, 1977), le pellicole d'avventura Excalibur (1981) e The Emerald Forest (La foresta di smeraldo,Hope and Glory (Anni ’40, 1985), il dramma 1987) incluso dal British Film Institute al 90esimo posto dei cento migliori film britannici.
Ormai dotato di una robusta personalità cinematografica, il regista inglese ha realizzato nel 1998 The General, raffinato biopic (desunto dal libro omonimo di Paul Williams, coautore della sceneggiatura insieme a Boorman) sul malvivente irlandese Martin Cahill, specializzato in furti e rapine, acclamato addirittura idolo della folla, abilissimo, oltreché nella professione di ladro, anche nello sbeffeggiare le forze dell’ordine, che lo sorvegliano a distanza ravvicinatissima, quasi fin dentro le mura domestiche. Cahill fu ucciso dall’IRA nel 1994 proprio fuori alla porta di casa sua, con una serie di revolverate in volto, pare per non essere sceso a patti con l’organizzazione terroristica – che doveva aver trovato un altro tipo di appoggio se di punto in bianco la squadra di poliziotti che presidiava casa Cahill si era improvvisamente dileguata la mattina in cui il criminale fu trucidato.
Comincia proprio con l’omicidio questa storia girata, anacronisticamente, in un bianco e nero (fotografia di Seamus Deasy in Super 35 panoramico) che ai cinefili sentimentali potrebbe far venire in mente il Raging Bull (Toro scatenato, 1980, di Martin Scorsese), ma che molto più probabilmente serve a collegare visivamente il film alla corrente del realismo sociale del cinema inglese. Segue il lungo flashback della vita di Cahill, fin da adolescente nemico della polizia e votato a rubare al mercato per il sostentamento per la sua famiglia. Ciononostante, lo anima una costante passione civile, immortalata in una delle scene memorabili del film incentrata sul suo disperato sit in contro la demolizione della palazzina popolare della periferia di Dublino dove ha trascorso l’infanzia.
La pellicola dura oltre due ore, ma, grazie all’asciuttezza del racconto, scorre senza il minimo intoppo: Boorman ricorre a sapienti ellissi e traccia una precisa scansione delle imprese criminali e dei momenti di maniacale preparazione che le precedono. Esaltanti le scene della rapina alla gioielleria “O’Connors”, che fruttò 2 milioni di sterline e costrinse l’esercizio a chiudere mandando per strada oltre 100 lavoratori, e il furto dei preziosi dipinti della Russborough House (si annoverano Vermeer e Goya).
Vanno citati, infine, gli attori: straordinario Brendan Gleeson (il Malocchio Moody in Harry Potter), che non perde mai il controllo del suo straripante personaggio, e Jon Voight nel ruolo dell’ispettore Ned Kenny, nemico giurato di Cahill.
Boorman ebbe per questo film la Palma d’oro alla regia al Festival di Cannes 1998, eppure ha avuto dalla distribuzione soddisfazioni irrisorie; in Italia è stato trasmesso in prima visione da Tele+ solo nel 2003.
The General (id.)
Regia: John Boorman
Soggetto e sceneggiatura: John Boorman e Paul Williams (dal romanzo The General di Paul Williams)
Interpreti: Brendan Gleeson (Martin Cahill), Adrian Dunbar (Noel Curly), Sean McGinley (Gary), Maria Doyle Kennedy (Frances), Angeline Ball (Tina), Jon Voight (ispettore Ned Kenny), Eanna MacLiam (Jimmy), Tom Murphy (Willie Byrne), Paul Hickey (Anthony), Tommy O’Neill (Paddy), John O’Toole (Shea), Ciaràn Fitzgerald (Tommy), Ned Dennehy (Gay)
Produzione: John Boorman (produttore), Kieran Corrigan (produttore esecutivo), Betsy Davis (coproduttore esecutivo), P. J. Pettiette (coproduttore esecutivo)
Musica: Richie Buckley
Fotografia: Seamus Deasy
Montaggio: Ron Davis
Scenografia: Derek Wallace
Costumi: Jim Furlong
Origine: Irlanda
Anno: 1998