
"Il Cinerigattiere", Rubrica a cura di MARIO TIRINO
David O. Russell la fa grossa, anzi, la fa quanto l’universo. Di cinema e processi psicanalitici se ne potrebbe discutere per pagine e pagine, ma I Heart Huckabees (Le strane coincidenze della vita) rappresenta una sperimentazione dalla dubbia capacità razionale e raziocinante.
Albert (Jason Schwartzmann), convinto che una serie di coincidenze possano essere significative per la sua esistenza, si rivolge a un’agenzia che contatta a causa di un ulteriore incidente. Chiede aiuto così ai coniugi Jaffe (Dustin Hoffman e Lily Tomlin), garanti dell’agenzia, per svelare il mistero di questi casuali incontri. Nel frattempo conduce la sua battaglia contro la Huckabees, una catena di grandi magazzini diretta da Brad (Jude Law), suo ex socio in affari, che sta per appropriarsi di un'altra area verde per costruirci un supermercato.
L’apparente trama da stars and stripes comedy si risolve, nel complesso, in un manieristico modo di raccontare la psiche umana, vittima del collegamento tra gli esponenti della sua specie. La teoria della coperta, esplicata da Mr. Jaffe/Dustin Hoffman secondo la quale sotto la coperta bianca tutte le cose sono uguali e collegate, non è altro che una versione pop della teoria sull’inconscio collettivo di Carl Gustav Jung. Lo psicanalista svizzero, discepolo e poi antagonista di Sigmund Freud, definisce l’inconscio collettivo come un contenitore psichico universale, vale a dire quella parte dell'inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani. Ciò che permette di definire il collegamento tra esseri umani sono proprio le sincronicità, ovvero quelle coincidenze che si caricano di un certo significato relativo all’esperienza soggettiva e personale.
“L’universo è una sfera infinita il cui centro è ovunque”, “Tutto è collegato e tutto è importante” - sono questi i temi portanti della concezione psicanalitica interna al film che vengono analizzati, discussi e scimmiottati in un vortice di teorie che confondono lo spettatore non preparato alla lettura del sottotesto.
Il lungometraggio di Russell ruota intorno a queste dinamiche che, abbinate a un sagace utilizzo delle tecniche di post-produzione, rendono tuttavia interessante la resa emotiva del sentimento di alienazione che aleggia in tutto il film.
Il valore tecnico dato al film si orienta verso un sapiente utilizzo del taglio in montaggio e della resa dei trip mentali relativi al costante dialogo con l’Ombra di Albert. Meno incisiva è la scelta della colonna sonora che spesso traduce la scena in un linguaggio da sit-com televisiva. Valore aggiunto alla produzione è di sicuro il cast milionario utilizzato che esalta, soprattutto nel caso di Dustin Hoffman, la recitazione nelle numerose gag a carattere psicologico.
In altre parole, da vedere dopo la lettura di un saggio di Jung o, a mio avviso, di un suo studioso, Robert Hopcke, dal titolo Nulla succede per caso. Le coincidenze della vita non sono così strane, siamo noi a caricarle di significato. Il cinema è pieno di riferimenti alla serendipità. Ma questa è un’altra storia.
I Heart Huckabees (Le strane coincidenze della vita)
Regìa e Soggetto: David O. Russell
Sceneggiatura: David O. Russell, Jeff Baena
Interpreti: Jason Schwartzman (Albert Markovski), Dustin Hoffman (Bernard), Lily Tomlin (Vivian), Jude Law (Brad Stand), Naomi Watts (Dawn) Mark Wahlberg (Tommy Corn), Isabelle Huppert (Caterine Vauban)
Montaggio: Robert K. Lambert
Fotografia: Peter Deming
Musica: Jon Brion
Scenografia: Seth Reed
Produzione: Huckabee's Inc., Scott Rudin Productions, Qwerty Films
Origine: Germania, USA
Anno: 2004