La Venaria Reale

23/03/2020

Torino vanta un circondario di Regge e Castelli di grande valore storico ed artistico, un vero e proprio sistema urbanistico ed architettonico che la incornicia idealmente: la cosiddetta Corona di Delizie dei Savoia, come era già stata battezzata all’epoca per definire appunto l’insieme delle auliche dimore che sorsero intorno al capoluogo tra Cinquecento e Settecento quali località di svago e di diporto, e allo stesso tempo centri di potere e di controllo del territorio da parte della corte sabauda.
Si trattava di una quindicina di maestose costruzioni ornate di giardini ed opere d’arte che gareggiavano per bellezza ed imponenza con altre fastose residenze reali europee del periodo.
Fra tutte, primeggia per grandiosità La Venaria Reale, grandioso complesso alle porte di Torino che con i suoi 80.000 metri quadri di edificio monumentale della Reggia e 60 ettari di Giardini, adiacente al seicentesco Borgo Antico di Venaria e al Parco La Mandria, è un capolavoro dell’architettura ai vertici del barocco europeo, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

A metà del XVII secolo il duca Carlo Emanuele II di Savoia e la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours decidono di costruire un nuovo gioiello da aggiungere alla corona di residenze che circonda Torino. L’incarico di disegnare un luogo destinato al piacere e alla caccia viene assegnato all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte. Il progetto, di grandioso impatto scenografico, comprende il palazzo, il parco, i boschi di caccia e un intero borgo. La residenza nasce insieme ai giardini all’italiana e un gioco di sculture, e poi ancora: fontane, scalinate spettacolari e terrazze su più livelli, un Parco alto al piano del palazzo e un Parco basso al piano della Peschiera. L’intera composizione è resa unica dalla linea prospettica che taglia il Borgo e continua nel cuore della Reggia lungo il canale che collega la Fontana d’Ercole al Tempio di Diana.
A partire dal 1699 l’architetto Michelangelo Garove progetta nuovamente il complesso della Reggia per darle un carattere più grandioso, secondo le ambizioni di Vittorio Amedeo II. I Giardini vengono completamente ridisegnati alla francese, con prospettive aperte sull’infinito e un nuovo respiro, come detta il gusto della più grande corte europea, Versailles. Nel 1716  il Re affida il progetto di ampliamento a Filippo Juvarra, che con la sua Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia, porta la Reggia tra i capolavori del barocco. Nel 1739 Carlo Emanuele III incarica Benedetto Alfieri di dare unità al complesso con un sistema di gallerie di comunicazione e ambienti di servizio, tra cui le scuderie e il maneggio coperto.
La trasformazione della Reggia in caserma comincia all’inizio dell’Ottocento dopo l’arrivo di Napoleone. Scompare il disegno dei Giardini, spianati in una piazza d’armi per le esercitazioni militari. Cavalli, cannoni e moschetti sostituiscono aiuole, fontane e sculture. Il complesso conosce le divise delle guerre d’Indipendenza e quelle dell’esercito italiano durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Tolto il presidio militare, la Reggia diventa preda dei vandali. Dopo il lungo periodo di oblio inizia nel 1999 il progetto di restauro della Reggia e dei Giardini che include anche il recupero del Borgo Antico e del Parco della Mandria. È la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa. Nell’ottobre del 2007 la Reggia e i Giardini vengono aperti al pubblico.

La prima parte della visita narra le vicende della dinastia sabauda che volle la Reggia e di coloro che la concepirono. Il Piano Seminterrato, con gli affascinanti locali un tempo adibiti alle attività di servizio alla vita della corte, è concepito per far cogliere e riflettere su fatti storici, temi e vicissitudini della dinastia sabauda fino alla prima metà dell’Ottocento. Al livello superiore, il Piano Nobile, viene raccontata la seicentesca Reggia di Diana per proseguire poi con la grande Promenade à la cour attraverso gli appartamenti del Duca e della Duchessa, quelli del Re e della Regina, la Galleria Grande, il Rondò alfieriano, fino alla Cappella di Sant’Uberto, il grandioso “percorso cerimoniale” che caratterizzava il Palazzo settecentesco,  permettendo al visitatore di muoversi liberamente nei grandi spazi della Reggia e di ammirarne le fantastiche prospettive architettoniche. 
Oltre 500 opere, alcuni veri capolavori, tra dipinti, sculture, arazzi, mobili, lampadari, tappeti, bandiere, argenti, tabacchiere, orologi e strumenti musicali evocano l’arredo perduto e ricreano le antiche atmosfere di corte e il gusto del Sei e Settecento.
La Scuderia Grande Juvarriana -uno degli spazi architettonici più imponenti della Venaria e del barocco europeo- completa il percorso di visita della Reggia dedicato al Teatro di Storia e Magnificenza della dinastia sabauda.
All’interno è esposto lo splendido Bucintoro, fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II. Insieme si ammirano anche alcune fra le più sontuose carrozze di gala utilizzate dai Savoia nell'Ottocento, tra cui la Berlina dorata.
Le Sale dei Paggi si trovano ai piani superiori delle Scuderie Juvarriane e si raggiungono dalla sala 57.
Ospitano mostre temporanee di livello internazionale.

Gabriella Aguzzi