Shinya Tsukamoto, detective dell'incubo

21/07/2009

I suoi film preferiti sono “ I sette Samurai”, “Taxi Driver”, “Blade Runner”. E il suo Cinema risente delle influenze più diverse, per mixarle poi in una visione originale, creativa, unica, dove le angosce e i sogni più mostruosi prendono forma e vita. Shinya Tsukamoto non può essere schedato in un genere, come l’horror, perché le sue visioni deformano il quotidiano ed entrano di prepotenza nelle storie più svariate. Il regista, ospite della Milanesiana, dopo le proiezioni di “Nightmare Detective” e “Nightmare Detective 2”  ha parlato del suo universo da incubo.
Per girare ‘Nightmare Detective’ ho ripensato ai tempi della mia infanzia, in cui mi spaventava l’idea di addormentarmi perchè avevo paura di ritrovare i miei incubi. E’ una cosa che mi terrorizza e mi attrae al tempo stesso, come andare sulle montagne russe”.
Ma, sorprendentemente, si rivela una persona tranquilla, gentile, ironica, in contrasto con la violenza angosciante che pervade il suo universo cinematografico. “Mio figlio ha 6 anni e non può ancora vedere i miei film, se li vedesse penso che mi odierebbe. Mia madre si divertiva a vederli e le piaceva darmi consigli e criticarmi se le scene non erano abbastanza drammatiche. Io nella vita di tutti i giorni sono così come mi vedete, pacifico, mite, poi prima di un film comincio a caricarmi. Anche Tokyo sembra pacifica in superficie, ma sotto può essere paurosa.”
Parlano di orrori metropolitani segreti e invisibili (come il tema dell’Invisibile sta alla base degli Incontri di questa decima edizione della Milanesiana) film come “Nightmare Detective”  (“Akumu Tantei”), oltre a parlare di incubi in maniera diretta, costruendo un giallo la cui la soluzione, così come la serie di delitti, avviene all’interno del sogno, e un gioco di incastri in cui vittima ed investigatore agiscono penetrando le menti altrui.  “Nightmare Detective 2”, seconda avventura del detective perseguitato dal potere maledetto di entrare negli incubi (l’attore Ryuhei Matsuda), si chiude con una scena dolorosa che il regista considera liberatoria “E’ una catarsi, un progressivo allontanamento dall’incubo. Certo nei miei film non c’è spettacolarità nella salvezza, come avviene nei film hollywoodiani, ci sono disperazione e salvezza che coesistono in un precario equilibrio. C’è il pianto come catarsi, non il vissero felici e contenti. I miei film sono giudicati tetri, dark, paurosi, eppure non faccio mai morire i protagonisti. Mi dispiace vedere nei film europei Alain Delon che alla fine muore investito da un camion.” E aggiunge “I drammi sono una creazione umana, nati da come ci rapportiamo di fronte a certi fenomeni, come li elaboriamo.”
 Percorso da destabilizzanti inquietudini, “Nightmare Detective” sembra ricongiungersi al tema cardine di “Tetsuo”, il film che lo ha reso celebre al grande pubblico e col quale Tsukamoto ha vinto il Premio al Fantafestival di Roma nell’ 89. Già allora, con la storia della mutazione di un corpo che si ricopriva velocemente di metallo (non priva di sequenze splatter come quella del pene tramutato in trivella) Tsukamoto raccontava come la vita del protagonista si mutasse gradualmente in un incubo di demoni e sogni perversi. Ora, più maturo e meno “ad effetto”, si addentra in un thriller mentale in cui un serial killer, segnato da un orrore nell’infanzia, entra, durante il coma,  in contatto telepatico con aspiranti suicidi costringendoli ad autopugnalarsi barbaramente mentre sognano. Un’investigatrice, (Keiko Kirishima), intuendo la trama perversa e soprannaturale dietro questi apparenti delitti, chiama in aiuto un giovane che possiede il dono oscuro di entrare nella mente altrui e di attraversarne gli incubi...
Il tema della persecuzione, che si tramuta in incubo, così come quello del suicidio, non è estraneo a Tsukamoto, si pensi a “A Snake of June” (“Rokogatsu no hebi”) in cui una donna apparentemente normale e felice, spinta da uno degli aspiranti suicidi da lei salvati, entra gradualmente in un universo di perversione erotica, scoprendo i  suoi veri istinti e la sua vera natura ed iniziando una seconda vita, il tutto sullo sfondo di una metropoli piovosa ed anonima in una scenografia malata ed inquietante.  Ma in “Nightmare Detective” l’incubo diviene esplicito e protagonista assoluto della storia.
In Giappone molti si suicidano facilmente, sembra che nella nostra società non ci si chieda a fondo cosa significa la vita e la morte. Non ci si chiede cosa si incontri realmente morendo. Io ho voluto far pensare a queste cose orrende e inoltre ho sempre cercato un rapporto tra la metropoli e gli esseri umani. Quando realizzo un film vado a vedere realmente cosa accade, come gli ospedali, o il mondo della boxe mostrato in ‘Tokyo Fist’. Per questo film ho sfogliato i libri di Jung e Freud, ma erano troppo complessi, così ho preferito affidarmi alla mia esperienza di quando ero bambino”
Shinya Tsukamoto è spesso interprete dei suoi stessi film (ed ama attribuirsi ruoli inquietanti), e come in “Tetsuo” si era riservato il ruolo di feticista dei metalli o in “A snake of june” il ruolo di Iguchi, qui è l’uomo che si fa chiamare “0”, il serial killer dell’incubo.
Ho cominciato a girare film 8 mm. a 14 anni ma sostanzialmente non è cambiato molto, faccio ancora tutto io. Nel rapporto con gli altri attori devo vincere la mia timidezza e cercare di imporre la mia volontà, anche se non mi piace dire agli altri cosa devono fare. Credo di aver subito una forte influenza dall’American New Cinema. C’è nel mio modo di fare Cinema qualcosa di grezzo, non formalizzato, non levigato, e questi elementi mi sono arrivati da quella corrente cinematografica”.

Gabriella Aguzzi