
Il
Maestro dell’horror giapponese è
tornato alle radici, dopo la parentesi americana.
E inaugura l’Horror Day al Far East Film
di Udine con “Kaidan”,
una storia di fantasmi giapponesi basata sull’opera
di Encho Sanyutei, scrittore e attore del XIX
Secolo. “Per The Ring è stata
proposta la versione coreana, poi il remake americano
di cui ho realizzato il sequel. Ho avuto così
modo di avere due punti di vista culturali diversi.
Ed ora sono tornato al Giappone e alle sue tradizioni”
racconta il regista a Udine, dove è stato
ospite attesissimo e dove negli anni scorsi sono
stati presentati in anteprima quei suoi film percorsi
da inquietudini che poi sono diventati culto.
Se il j-horror trae le sue suggestioni dall’ambientazione
contemporanea (si pensi al condominio ammuffito
di “Dark Water” o alla maledizione
della videocassetta assassina di “Ringu”)
molti elementi tuttavia avevano origine nelle
antiche tradizioni giapponesi, come le figure
dei vendicativi fantasmi femminili che portano
nell’Aldilà la loro gelosia e rabbia.
Così ora Nakata affronta direttamente un
horror in costume, basato su antiche leggende
e maledizioni che si perpetuano da una generazione
all’altra, con al centro un fantasma disperato
che non abbandona lo sposo e lo perseguita anche
oltre la morte con la sua follia amorosa. Troppa
carne al fuoco, però: la vendetta del fantasma
che raggiunge ogni donna incontrata dal giovane,
l’incapacità di lui di resistere
al fascino femminile per conoscendo la maledizione
che lo schiaccia, un’altra maledizione che
grava sul destino della famiglia e di tutti i
suoi discendenti, un lago carico di cadaveri e
di ombre.... Ci si aspetterebbe un maggiore sviluppo
narrativo e una chiusura del cerchio, invece,
come spesso accade negli horror asiatici, la sceneggiatura
si confonde tra i troppi spunti.
Ma la vera sorpresa portata da Hideo Nakata al
Festival di Udine è “L change
the World”, spin-off dal manga
“Death Note”, che già ha ispirato
la duologia di Shusuke Kaneko generando in Giappone
un successo planetario (i due episodi sono stati
presentati a Udine come antefatto all’apertura
ufficiale con il nuovo film di Nakata). “Non
credo nei generi, ma sono stato classificato all’interno
di un genere, e mi ritrovo catalogato nel j-horror”
dichiara Nakata, che ha sorpreso tutti con un
film d’azione ispirato ad un manga. Sia
subito chiaro: “L change the world”
non è un sequel di Death Note. La storia
del libretto tramite il quale puoi condannare
a morte chiunque solo scrivendone il nome sulle
sue pagine vede al suo centro la lotta tra il
diabolico Light e il genio solitario L. Ora il
nome di L è stato segnato sul taccuino
e L sa che morirà entro 23 giorni. Cosa
accade in quei 23 giorni che lo separano dalla
morte, si chiede Nakata. E nasce così il
film interamente dedicato a quest’adorabile
personaggio (sempre interpretato da Kenichi Matsuyama),
figura misteriosa e senza sorriso, dagli occhi
dolci bordati di nero, perennemente ingobbito
e rattrappito su se stesso. L non combatte più
contro Light (la storia del libretto fatale nello
spin-off è subito accantonata) ma contro
un virus letale. “Il personaggio di
L è trattato in modo diverso ed è
diventato un personaggio a parte, e questo ha
creato critiche da parte dei fan del manga che
erano puristi, ma molti invece hanno apprezzato
questa forma di ringraziamento ei confronti del
personaggio di L” dice il regista.
Nakata si è dunque ispirato ad un celebre
manga, ma poi ha realizzato un film del tutto
originale e anche il personaggio di L svela a
poco a poco un’inattesa emotività.
“Si parte dallo spin-off di una serie
famosissima, che ha venduto 25 milioni di copie
e la sfida di far accettare al pubblico un nuovo
punto di vista narrativo mi ha attirato. L è
un personaggio estremizzato che non mostra le
proprie emozioni, nel primo episodio i suoi sorrisi
si possono contare, nel secondo ha un accenno
di sorriso soddisfatto quando muore. Allora mi
sono chiesto: cosa ha fatto, cosa lo ha reso così
tranquillo? Cosa è successo in quei 23
giorni da quando il suo nome è stato scritto
sul libretto di morte? Così ho realizzato
il film su un essere umano che, cambiando il suo
modo di rapportarsi alla gente cambia se stesso.
Si può nascondere la propria emotività,
ma non si può non averla e ho giocato sulla
sua emotività latente”
Azione, thriller, sentimento, indagine sono tutti
mescolati nel film di Nakata. “L’esordio
con le scene d’azione è stato pensato
appositamente per spiazzare gli spettatori, poi,
dopo il momento poliziesco, scombino il tutto
emotivamente con l’incontro coi due bambini.
Trovo bello che ci sia una fusione tra i vari
generi, che sono entrati in modo del tutto naturale,
la commedia confluisce nel dramma umano e viceversa,
senza divisioni nette.”