
Titolo originale: Su Qi-Er
Regia: Yuen Woo-Ping
Cast: Vincent Zhao, Andy On, Zhou Xun, Michelle Yeoh, Gordon Liu, Jay Chou, Guo Xiaodong, David Carradine, Leung Ka-Yan
Produzione: Cina, Hong Kong
Genere: Azione
Anno: 2010
Durata: 116
Voto: 6.5
“True Legend” vede il ritorno alla regia, dopo oltre un ventennio, di Yuen Woo-Ping, forse il più grande coreografo di scene d’azione al mondo. Yuen ha coreografato film come la trilogia di “Matrix”, “Kill Bill”, “La Tigre e il Dragone” e “Fearless”, ma era dai tempi di “Iron Monkey 2” (1996) che non si accostava alla macchina da presa, se non per una serie televisiva. Questa volta ritorna, diciamo così, sul luogo del delitto, affrontando per la terza volta il personaggio di Su Can, che aveva già portato sullo schermo in “Drunken Master” (1978), interpretato da Simon Yuen, e in “Heroes among Heroes” (1993), con un giovane Donnie Yen. Le sue avventure sono state narrate molte volte, dal classico degli Shaw Brothers “Ten Tigers of Canton” (1980), diretto da Chang Cheh, in poi, e il personaggio è stato anche interpretato da Stephen Chow in “King of Beggars” (1992) di Gordon Chan.
Su Can o Beggar Su, ovvero Su il mendicante, è una figura folkloristica e semileggendaria delle arti marziali cinesi, il quale praticava lo Zui Quan, che tradotto letteralmente significa “pugno da ubriaco”, una disciplina poi confluita nel Wushu, in cui i movimenti del corpo sembrano imitare appunto quelli di un ubriaco. Lo Zui Quan è considerato uno degli stili più difficili e acrobatici del Wushu e, contrariamente a quanto avviene nei film, è sconsigliabile essere ubriachi mentre lo si pratica. Questo lungo preambolo serve a chiarire che “True Legend”, ambientato nella Cina del 1861, è in prima istanza rivolto a tutti gli appassionati dei film di arti marziali vecchia maniera, che ricordano con nostalgia la fisicità del cinema degli Shaw Brothers. Non per niente nel film appaiono veterani come Gordon Liu, già omaggiato con un doppio ruolo nel dittico tarantiniano di “Kill Bill”, e Michelle Yeoh. Yuen si richiama infatti con grande coerenza ai classici del genere, senza saturare la retina con una cascata di effetti CGI, come ad esempio avviene nel coevo “ The Storm Warriors” dei Pang, e con un magistrale utilizzo del wire work.
“True Legend” è diviso, in maniera abbastanza irrituale, in tre atti. Il primo è un semplice prologo, la cui funzione è quella di presentarci Su Can (Vincent Zhao) nel pieno dell’azione, mentre si batte con i suoi compagni per liberare un principe feudale. Il nostro eroe rifulge di specchiate qualità morali e, anziché approfittare della carica di Governatore che gli propone il principe, preferisce cederla al fratellastro Yuan (Andy On) per dedicarsi alla sua scuola di arti marziali e all’adorata moglie Ying (Zhou Xun), sorella di Yuan. Mal glie ne incoglie perché Yuan è avvelenato dal risentimento: il suo padre biologico venne infatti ucciso in combattimento dal padre adottivo, che reputava che egli si stesse volgendo al male.
Qui inizia la parte centrale e più corposa di “True Legend”, quasi un’opera autonoma che ha poco a che vedere sia con il prologo in stile “wuxia”, che con il brusco scarto narrativo del terzo atto. Cinque anni dopo, Yuan torna per vendicarsi e uccide il padre adottivo, lasciando il campo libero alla vendetta di Su. Il rituale groviglio di odio, sentimenti incestuosi (quelli di Yuan per la sorella), brama di potere e vendetta sono necessari ingredienti per un riuscito feuilleton, non solo in Cina, e la sceneggiatrice Christine To li utilizza tutti con competenza. La storia è scandita dai momenti canonici del genere, la caduta dell’eroe, l’allenamento e la resurrezione, che riescono ad essere quietamente rassicuranti senza dare l’impressione del déjà vu, intessendo un percorso simbolico risaputo ma sempre valido. Il fulcro sono naturalmente i serratissimi combattimenti, e Yuen dà prova di grande maestria nel filmare le scene d’azione, per una volta non massacrate dal montaggio come si è abituati a vedere di solito. Questo va a discapito dei personaggi ma, trattandosi di archetipi, la cosa non riveste grande importanza.
A un certo punto Yuen Woo-Ping decide di far deragliare il film, che potrebbe essersi già concluso con piena soddisfazione, con un terzo atto che sembra preso di peso da “Fearless”. Sarà perché i due film condividono la medesima sceneggiatrice, responsabile anche del mai abbastanza vituperato “Murderer”? Su è diventato il mendicante ubriaco della leggenda che, con il figlio Feng, si trascina da una città all’altra elemosinando da mangiare e, soprattutto da bere. In una città sul confine russo incontra Ma, un suo vecchio compagno d’armi ora a capo della federazione di Wushu. Ma è impegnato a vendicare l’onore dei cinesi, sconfitti nell’arena da un gruppo di wrestler russi, bruti sbavanti e semiumani come di regola vengono raffigurati i non cinesi, capitanati da un razzista e bastardissimo David Carradine (il film è dedicato alla sua memoria), in una delle sue ultime apparizioni. Ma viene sconfitto e Su, memore delle imprese di Jet Li, decide di entrare nell’arena e dare una dimostrazione dello Zui Quan.
Eppure questo brusco cambio di registro, questo attraversamento sghembo di generi differenti (wuxia, arti marziali, presunto biopic) non danneggia “True Legend”, che rimane una festa per gli occhi malgrado l’effetto patchwork, e uno dei film di arti marziali più riusciti degli ultimi anni.
Vincent Zhao (The Blade), tornato al cinema dopo anni di serie televisive, non sarà dotato di grande carisma o di una straordinaria gamma espressiva ma se la cava benissimo con il Wushu, mentre Andy On (Bad Blood, Mad Detective), colorito spettrale e armatura cucita sulla pelle, è uno Yuan adeguatamente malvagio. Un po’ sacrificata la meravigliosa Zhou Xun (The Message) in un ruolo di contorno, mentre quelli di Michelle Yeoh e Gordon Liu (in un ruolo alla Pai Mei) sono poco più che camei. Rimarchevole la pop star Jay Chou nei panni del Dio del Wushu, soprattutto per il costume camp, e breve apparizione di Feng Xiaogang nei panni di un ladro. Impreziosito da una fotografia pittorica e dai bellissimi panorami della Cina, “True Legend” è la prima produzione cinese ad essere uscita nelle sale in 3D, cosa che sembra più legata alla moda del momento che a un’effettiva necessità.