Il gioco è stato senza dubbio l'elemento narrativo che ha caratterizzato il cinema americano degli anni Ottanta. Bisogna tenere conto che in quel periodo i giovani (i bambini piuttosto che gli adolescenti) stavano diventando sempre di più il pubblico a cui le produzioni prestavano maggiore attenzione e che il decennio precedente era stato segnato dal successo di Guerre stellari e dalla nascita dei primi videogiochi. Tutti fattori che contribuiranno non poco all'affermarsi di questa pratica espressiva, che è ancora oggi sotto i nostri occhi. Anche se, riprendendo un titolo tra i più importanti dell'epoca, Wargames - Giochi di guerra, nel cinema americano contemporaneo la guerra prevale decisamente sul gioco. Si veda, a tale proposito, un film di qualche anno fa, Pixels, diretto nel 2015 da Chris Columbus (sceneggiatore negli anni Ottanta di Gremlins, Piramide di paura e regista di Tutto quella notte). Non molto riuscito, ma di sicuro alquanto significativo. Protagonisti sono alcuni campioni di videogames che, ragazzini proprio negli anni Ottanta, una volta divenuti adulti devono combattere l'invasione di alieni cattivi che utilizzano l'aspetto di alcuni celebri personaggi dei giochi elettronici nati in quel decennio (come Pac-Man). Ad ogni modo, tra la fine degli anni Settanta (per dire, in Piranha, prodotto da Corman nel 1978 e diretto da Joe Dante, compare uno dei primi videogiochi) e negli anni Ottanta l'aspetto ludico si impone attraverso la presenza più o meno massiccia di giochi e giocattoli all'interno dei film: si va dalle stanze dei giochi dei bambini e ragazzini protagonisti delle pellicole dirette o prodotte da Steven Spielberg (E.T. - L'extraterrestre, ad esempio) alle bambole assassine degli horror Dolls – Bambole (1986, Stuart Gordon) e La bambola assassina (1988, Tom Holland).
A proposito del film di Stuart Gordon, va detto che sia il regista che il produttore Brian Yuzna sono stati in quegli anni tra i principali fautori di un horror gore estremamente giocoso (vedi Re-Animator, del 1985). La loro attività si è inoltre incrociata con quella di Charles Band, fondatore nei primi anni Ottanta della casa di produzione indipendente Empire, che realizzava horror e fantasy rutilanti, colorati e ludici. Dolls, appunto, ma anche film altrettanto efficaci come Troll (1985, John Buechler), Terror Vision (1985, Ted Nicolaou), From Beyond -Terrore dall'ignoto (1986) e RoboJox (1988), entrambi di Stuart Gordon. Spunti legati al gioco più o meno evidenti li si trova in altri horror. Ad esempio il cubo che apre le porte dell'inferno in Hellraiser – Non ci sono limiti (1987), opera prima dello scrittore inglese Clive Barker, teorizzatore in quegli anni di un approccio surrealista ed eversivo al genere che proprio per questo non disdegnava l'elemento ludico. Oppure la tutt'altro che accessoria e sanguinolenta uccisione perpetrata con il pallone da basket in Dovevi essere morta, diretto nel 1986 da Wes Craven. Ma non ci si può limitare a questo. In realtà l’aspetto ludico finisce per influire sulla struttura narrativa delle sceneggiature, in particolare proprio per quel che riguarda i film horror e avventurosi. Abbiamo così Halloween – La notte delle streghe (Halloween, 1978) di John Carpenter (inizia con l’omicidio commesso da un bambino, che forse lo vive come un gioco), Il tunnel dell’orrore (The Funhouse, 1980) di Tobe Hooper e Nightmare - Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm Street, 1984), di Wes Craven. E la creatura di Alien (1979, Ridley Scott) non gioca forse a nascondino con le sue prede?
Numerosi sono i riferimenti al gioco e all’aspetto ludico presenti nei film di questo periodo. Abbiamo innanzitutto il primo fantasy ambientato quasi interamente in un mondo virtuale, Tron (id., 1982), di Steve Lisberger. In esso, un inventore di videogame entra in un computer per combattere contro un tirannico elaboratore elettronico. Computer e videogiochi sono protagonisti di altre pellicole. Un ragazzo patito dell'elettronica scatena il pandemonio giocando alla guerra termonucleare globale con un computer della Difesa. Riesce però a bloccare il conseguente processo distruttivo insegnando al computer il gioco del tris. Succede in Wargames - Giochi di guerra (WarGames, 1983), di John Badham. Il protagonista di Giochi stellari (The Last Starfighter, 1984), diretto da Nick Castle, è invece un giovane campione di videogame che si ritrova catapultato nello spazio a combattere una guerra tra razze aliene. Castle realizzò una pellicola tra le più significative, in chiave ludica, degli anni Ottanta.
Numerosi sono poi i titoli ambientati anche solo in parte a Las Vegas o in altre capitali del gioco. Uno dei migliori è Atlantic City, USA (Atlantic City, 1980), di Louis Malle, nel quale il personaggio femminile principale studia per diventare croupier. Nel capolavoro di Martin Scorsese Il colore dei soldi (The Color of Money, 1986), tardivo ma efficace seguito del film di Robert Rossen Lo spaccone (1961), incentrato sul gioco del biliardo, Paul Newman torna a vestire i panni di Eddie Felson. Il tema ha ovviamente anche una valenza metaforica. Il giovane protagonista interpretato da Tom Cruise oltretutto è un campione di stocker, videogioco da bar in voga verso la metà degli anni Ottanta. Sempre nel mondo del gioco d'azzardo entra la psichiatra protagonista del film La casa dei giochi (House of Games, 1987), di David Mamet. Pellicola più adulta della media ma pur sempre incentrata su un'ossessione di natura ludica. E ancora. Durante la seconda guerra mondiale, il gioco del calcio serve addirittura a un gruppo di prigionieri alleati per fuggire da un campo di prigionia tedesco in Fuga per la vittoria (Victory, 1981), di John Huston. Uno scrittore che per mantenersi lavora in un negozio di giocattoli, viene scelto dal figlio di un miliardario per il proprio personale divertimento nel piacevole Giocattolo a ore (The Toy, 1982), di Richard Donner. Rifacimento americano del film francese Professione - giocattolo (Le jouet), diretto nel 1976 da Francis Veber. Poco considerato tra i film avventurosi e giovanilistici degli anni Ottanta è Toccato! (Gotcha!, 1985), di Jeff Kanew. Ha per protagonista uno studente abile nel gioco universitario chiamato gotcha (una specie di paintball), che viene trascinato da una bella ragazza in un intrigo spionistico. Quella che in apparenza può sembrare una commedia gialla alla Agatha Christie e una sorta di rifacimento dello spassoso Invito a cena con delitto, diretto nel 1976 da Robert Moore, vale a dire Signori, il delitto è servito (Clue, 1985), di Jonathan Lynn, è in realtà ispirato al gioco da tavolo Cluedo. Il produttore è John Landis, altro autore che ha dato un input non da poco al cinema ludico. Così come Walter Hill e il geniale terzetto formato da Jim Abrahams e dai fratelli David e Jerry Zucker. Del primo citiamo quantomeno Driver – l’imprendibile (The Driver, 1978), che un critico italiano definì un “film-flipper”, per via delle luci e delle automobili che sembrano rimbalzare da una parte all'altra, I guerrieri della notte (The Warriors, 1979) e Chi più spende … più guadagna (Brewster's Millions, 1985), commedia ambientata nel mondo del baseball. Il trio ZAZ invece ha diretto L'aereo più pazzo del mondo (Airplane!, 1980) e Top secret! (id., 1984), nel quale i riferimenti al gioco sono numerosi (anche qui, in una sequenza, viene citato Pac-Man).