Jean Marais, immortale leggenda

22/02/2014

Di solito è l'occasione di un anniversario che spinge a occuparsi di un artista. Jean Marais, però, è nato nel 1913 e ci ha lasciati nel 1998, quindi centesimo e quindicesimo anniversario sono passati, seppure di poco. L'occasione ce la regala lo spazio espositivo Elephant Paname, a Parigi (zona Madeline-Opera), che fino al 16 marzo gli dedica una mostra bella e completa, “Jean Marais, Histoire d'une vie”: probabilmente definitiva perché difficilmente si potrà trovare da esporre nuovo materiale o esplorare altri aspetti della vita umana ed artistica di questo uomo affascinante e poliedrico. Già, perché Marais non è stato solo un attore bello e bravo, spesso prestato al cinema per pellicole di cappa e spada, né tantomeno solo l'innamorato di Jean Cocteau. È stato interprete raffinato di teatro e di un certo cinema intellettuale, è stato attore atletico e popolare dal sorriso irresistibile, è stato stilista, regista, pittore, scultore, creatore di oggetti di design, scenografo. E , al di fuori della vita artistica, ha anche ottenuto una croce di guerra al valor militare (sebbene avesse chiesta di attribuirla al suo cane, l'adorato Mouluk, “più meritevole di me”).
Foto, documenti, lettere, pagine di diario (era, al pari di Cocteau, un vero grafomane), racconti per l'infanzia, illustrazioni, modellini, ritagli di giornale, locandine, filmati, quadri, bozzetti, costumi di scena, sculture ed oggetti da lui creati e altri da lui collezionati.... la ricchezza di un patrimonio documentale pazientemente raccolto e ora esposto su tre piani per ricostruire un percorso emozionante attraverso una vita ricca ed intensa, piena d'amore e creatività ma anche di momenti di malinconia.

Ma chi era Jean Alfred Villain-Marais, in fondo? Stranamente, con tutto ciò che ha lasciato scritto, che ha raccontato di sé, con tutti gli amici che ha avuto, con la sua sincerità e disponibilità, resta comunque un uomo difficile da interpretare e riassumere con una semplice definizione. “Artista”, assai più che “attore”, lo inquadra abbastanza bene, ma non rende conto del suo carattere. Io ho avuto l'onore di incontrarlo più volte, l'ultima nel '97, quando a 84 anni si mise ancora una volta in gioco interpretando a teatro una commedia musicale (fu la sua ultima interpretazione: avrebbe dovuto recitare ne “La tempesta”, e che Prospero indimenticabile avrebbe potuto essere!, ma per ragioni di salute dovette abbandonare): forse il fatto di essere lì sulla scena fino all'ultimo, affrontando anche qualcosa di nuovo (come quando “sfidò” l'Accademia trasformandosi in saltimbanco), quando avrebbe potuto riposare sui meritati allori, dice qualcosa della sua infinita curiosità verso l'arte e la vita.
Una vita che, in un certo senso, cominciò a 24 anni. Già vivacchiava a Parigi con piccoli ruoli quando incontrò Jean Cocteau. Fu il suo maestro d'arte e di vita, il suo amante, il suo Pigmalione e il suo amico più sincero anche quando ormai la loro storia d'amore era finita e Jeannot viveva con un altro uomo (il coreografo Georges Reich). Lo lanciò con un ruolo muto nell'Edipo Re, audacemente vestito – anzi, svestito – con un costume di stracci disegnato da Coco Chanel, ma soprattutto gli insegnò ad amare il teatro e la pittura, lo rese l'artista raffinato che divenne in seguito. Ma in qualche modo Marais dovette pagar sempre un tributo a quest'uomo: i loro nomi sempre associati, il tratto del disegno, il gusto nell'arredare le case in cui abitava, le infinite repliche di quegli spettacoli in cui rievocava la relazione, il fatto d'essere l'attore che più ha interpretato pieces firmate Cocteau....

Il cinema. Per fortuna c'è il cinema che ci può riprodurre in eterno il volto, la voce (così unica quella di Marais...), l'andatura di una certa persona. Ne ha interpretati un'ottantina, alcuni certo non memorabili, comunque abbastanza da lasciare un po' di sé in ogni epoca e per ogni gusto. I miei preferiti, senza dubbio, sono L'eternel retour (in italiano L'immortale leggenda), La bella e la bestia e Le notti bianche (anche se non era il protagonista). Per i cultori di Jean Cocteau, sono da ricordare “I parenti terribili” (il testo teatrale che scrisse apposta per lui e che lo impose definitivamente), “L'aquila a due teste”, “Orfeo”, forse il suo ruolo più di culto, e “Il testamento d'Orfeo”. Per gli altri, ci sono “Ruy Blas”, “Naso di cuoio”, “Il conte di Montecristo”, “Capitan Fracassa”, “L'uomo dalla maschera di ferro”, “Pelle d'asino” e la serie di “Fantomas”. Il suo ultimo film fu con Bertolucci, “Io ballo da sola”, e anche da vecchio era bellissimo. Quando nel '41 interpretò il “Britannicus” un giornale pubblicò “tutte le misure dell'attore drammatico più bello di Francia”, dal n. di scarpe alla circonferenza del collo. 55 anni dopo non erano molto cambiate, e anche ciò fa di Jean Marais un'immortale leggenda.

Elena Aguzzi