Se la memoria non ci difetta, uno dei primi film sonori
prodotti a Hollywood dev’essere stato “Il segno della croce” del 1932, un
kolossal diretto da Cecil B. de Mille. La trama, incentrata sul primo
cristianesimo perseguitato a Roma, era emozionante, come lo fu la visione di
biechi personaggi, di delatori, di gaudenti imperatori, di torture con ferri
infuocati, di belve tenute a digiuno perché meglio assolvessero la loro
funzione di boia particolarmente spettacolari e terrificanti. Tra i cristiani
scesi nel Colosseo incontro al loro tragico e santificabile destino, appariva
una bella, eterea, aristocratica bionda impersonata dall’attrice Elissa Landi:
non essendo riuscito a salvarla, scese con lei nell’arena, all’ultimo momento,
un ufficiale romano che ne era innamorato e aveva le fattezze del divo
dell’epoca, Frederic March. Indimenticabili le loro figure che – bianco il
mantello di lei, nero quello di lui – si avviano al martirio tenendosi per mano
nella dissolvenza del drammatico finale.
È con questo ricordo ancora vivo
dopo tanti decenni, che ne torna un altro, anche lui in bianco e nero come lo
erano giornali e periodici del tempo riportanti una supposizione, una storia,
insomma, “forse che sì, forse che no” che potrebbe avere a che fare con la
Storia maiuscola. Di fatto, “Il segno
della croce” fu l’unico film che ebbe protagonista la giovane Elissa Landi, per
la quale si sarebbe scommessa una carriera artistica di indubitabile successo,
affascinante e brava come si era dimostrata. Invece, Elissa scomparve dal
cinema e dalle cronache. Nessuno – nonostante la curiosità dei cinefili, le pressioni degli spettatori e
le ricerche dei giornalisti – ne seppe più niente. L’interrogativo sulla sua
sorte e specialmente sulla sua persona rimane tale a settant’anni di distanza.
Vale dunque la pena di riesumare qualche indiscrezione uscita dalle cronache
mondane di quegli anni, controllatissime, e presto spentasi nell’oblio magari
forzoso prima di diventare reale dimenticanza.
Si diceva, dunque, che Elissa, il
cui nome riprendeva con una “esse” in più quello di Elisa (Elisabetta), fosse
la nipote dell’ Imperatrice d’Austria nota al gran pubblico odierno col
nomignolo di Sissi in virtù dei colorati e stucchevoli film interpretati da
Romy Schneider. L’ipotesi è maligna, ma intrigante e non priva di qualche
fondamento. Lo storico tedesco Egon Conte Corti, nella corposa biografia
“L’imperatrice Elisabetta”, edita nel 1935 da Mondadori e più volte ristampata,
riporta in una nota a piede pagina la notizia circolata a lungo e
insistentemente nelle corti europee, che qui trascrivo: “Una contessa Zanardi-Landi, in un suo libro che formicola di
inesattezze, ‘The secret of an Empress’, Londra 1914, pagg 365, asserisce di
essere figlia di un’imperatrice. Ella ha scelto il soggiorno di Elisabetta a
Sassetot per far credere che questa vi abbia dato alla luce una sua creatura,
cosa che doveva essere mascherata da un incidente di equitazione. Il libro che
dovrebbe dimostrare l’asserzione, insostenibile affatto, della nascita illustre
dell’autrice, fu pubblicato nel periodo di acuta psicosi bellica del 1914.
Ciònondimeno giova qui respingere recisamente, come fantastica, l’asserzione
che l’imperatrice Elisabetta abbia avuto un figlio “segreto”. L’accidente occorsole
cavalcando ebbe testimoni in gran numero; nel libro non si trova un solo
argomento in pro dell’asserzione dell’autrice”
Tralasciando commenti sullo stile della traduzione,
sconcerta anche l’insistenza con la quale viene smentita, nel testo di Egon Conte
Corti, la suddetta notizia, con la puntualizzazione dell’origine italiana della
Zanardi-Landi che disse invece di essere nata in Francia, data in adozione ad
una famiglia di nobili italiani fedeli agli Asburgo e, adulta, trasferitasi in
Inghilterra prima e quindi in America. L’episodio che potrebbe aver dato
credito alle affermazioni della Zanardi-Landi (quale il suo nome di battesimo
non è detto) si riferisce al 1875. Elisabetta, trentaseienne e già nonna ma
sempre insofferente ai cerimoniali della Corte viennese dalla quale fuggiva
appena possibile, stava soggiornando a Sassetot-les-Manconduits, in Normandia.
Qui, secondo le sue abitudini di indomita amazzone, si stava allenando su una
pista a ostacoli quando cadde malamente da cavallo riportando una commozione
cerebrale i cui postumi la trattennero in Francia fino tutto settembre; vi era
giunta in aprile. Tempo sufficiente, dunque, a celare e concludere una
gravidanza. “Calunnie”, si disse, ma alcuni ricordarono anche le umane vicende
dei Wittelsbach di Baviera dai quali proveniva Elisabetta , tutte movimentate e
anticonformiste, e le loro attitudini estrosamente artistiche, come quelle
dell’imperatrice stessa che, poetando, disse: “…felici sorelle, mie sorelle/di
quale natura gioiosa! amavano ed amano; mille millenni le identiche cose!”.
Per tornare a Elissa Landi, si è
dunque ipotizzato il suo essere figlia della suddetta contessa Zanardi-Landi,
la quale avrebeb imposto il nome della propria madre alla bambina natale in
America e assunta al vertice dell’Olimpo hollywoodiano, ma subito ritornata –
forse su autorevoli pressioni – al riserbo della sua vita nobiliare. Ci ha
lasciato comunque il ricordo di una fuggevole, luminosa e quasi mitica visione,
tutta bianca e bionda sullo sfondo scuro di una Roma crudele.