Il mistero di Elissa Landi

16/05/2008

Se la memoria non ci difetta, uno dei primi film sonori prodotti a Hollywood dev’essere stato “Il segno della croce” del 1932, un kolossal diretto da Cecil B. de Mille. La trama, incentrata sul primo cristianesimo perseguitato a Roma, era emozionante, come lo fu la visione di biechi personaggi, di delatori, di gaudenti imperatori, di torture con ferri infuocati, di belve tenute a digiuno perché meglio assolvessero la loro funzione di boia particolarmente spettacolari e terrificanti. Tra i cristiani scesi nel Colosseo incontro al loro tragico e santificabile destino, appariva una bella, eterea, aristocratica bionda impersonata dall’attrice Elissa Landi: non essendo riuscito a salvarla, scese con lei nell’arena, all’ultimo momento, un ufficiale romano che ne era innamorato e aveva le fattezze del divo dell’epoca, Frederic March. Indimenticabili le loro figure che – bianco il mantello di lei, nero quello di lui – si avviano al martirio tenendosi per mano nella dissolvenza del drammatico finale.

È con questo ricordo ancora vivo dopo tanti decenni, che ne torna un altro, anche lui in bianco e nero come lo erano giornali e periodici del tempo riportanti una supposizione, una storia, insomma, “forse che sì, forse che no” che potrebbe avere a che fare con la Storia maiuscola.  Di fatto, “Il segno della croce” fu l’unico film che ebbe protagonista la giovane Elissa Landi, per la quale si sarebbe scommessa una carriera artistica di indubitabile successo, affascinante e brava come si era dimostrata. Invece, Elissa scomparve dal cinema e dalle cronache. Nessuno – nonostante la curiosità  dei cinefili, le pressioni degli spettatori e le ricerche dei giornalisti – ne seppe più niente. L’interrogativo sulla sua sorte e specialmente sulla sua persona rimane tale a settant’anni di distanza. Vale dunque la pena di riesumare qualche indiscrezione uscita dalle cronache mondane di quegli anni, controllatissime, e presto spentasi nell’oblio magari forzoso prima di diventare reale dimenticanza.

Si diceva, dunque, che Elissa, il cui nome riprendeva con una “esse” in più quello di Elisa (Elisabetta), fosse la nipote dell’ Imperatrice d’Austria nota al gran pubblico odierno col nomignolo di Sissi in virtù dei colorati e stucchevoli film interpretati da Romy Schneider. L’ipotesi è maligna, ma intrigante e non priva di qualche fondamento. Lo storico tedesco Egon Conte Corti, nella corposa biografia “L’imperatrice Elisabetta”, edita nel 1935 da Mondadori e più volte ristampata, riporta in una nota a piede pagina la notizia circolata a lungo e insistentemente nelle corti europee, che qui trascrivo: “Una contessa Zanardi-Landi, in un suo libro che formicola di inesattezze, ‘The secret of an Empress’, Londra 1914, pagg 365, asserisce di essere figlia di un’imperatrice. Ella ha scelto il soggiorno di Elisabetta a Sassetot per far credere che questa vi abbia dato alla luce una sua creatura, cosa che doveva essere mascherata da un incidente di equitazione. Il libro che dovrebbe dimostrare l’asserzione, insostenibile affatto, della nascita illustre dell’autrice, fu pubblicato nel periodo di acuta psicosi bellica del 1914. Ciònondimeno giova qui respingere recisamente, come fantastica, l’asserzione che l’imperatrice Elisabetta abbia avuto un figlio “segreto”. L’accidente occorsole cavalcando ebbe testimoni in gran numero; nel libro non si trova un solo argomento in pro dell’asserzione dell’autrice”

Tralasciando commenti sullo stile della traduzione, sconcerta anche l’insistenza con la quale viene smentita, nel testo di Egon Conte Corti, la suddetta notizia, con la puntualizzazione dell’origine italiana della Zanardi-Landi che disse invece di essere nata in Francia, data in adozione ad una famiglia di nobili italiani fedeli agli Asburgo e, adulta, trasferitasi in Inghilterra prima e quindi in America. L’episodio che potrebbe aver dato credito alle affermazioni della Zanardi-Landi (quale il suo nome di battesimo non è detto) si riferisce al 1875. Elisabetta, trentaseienne e già nonna ma sempre insofferente ai cerimoniali della Corte viennese dalla quale fuggiva appena possibile, stava soggiornando a Sassetot-les-Manconduits, in Normandia. Qui, secondo le sue abitudini di indomita amazzone, si stava allenando su una pista a ostacoli quando cadde malamente da cavallo riportando una commozione cerebrale i cui postumi la trattennero in Francia fino tutto settembre; vi era giunta in aprile. Tempo sufficiente, dunque, a celare e concludere una gravidanza. “Calunnie”, si disse, ma alcuni ricordarono anche le umane vicende dei Wittelsbach di Baviera dai quali proveniva Elisabetta , tutte movimentate e anticonformiste, e le loro attitudini estrosamente artistiche, come quelle dell’imperatrice stessa che, poetando, disse: “…felici sorelle, mie sorelle/di quale natura gioiosa! amavano ed amano; mille millenni le identiche cose!”.

Per tornare a Elissa Landi, si è dunque ipotizzato il suo essere figlia della suddetta contessa Zanardi-Landi, la quale avrebeb imposto il nome della propria madre alla bambina natale in America e assunta al vertice dell’Olimpo hollywoodiano, ma subito ritornata – forse su autorevoli pressioni – al riserbo della sua vita nobiliare. Ci ha lasciato comunque il ricordo di una fuggevole, luminosa e quasi mitica visione, tutta bianca e bionda sullo sfondo scuro di una Roma crudele.

Giuseppina Ferazza