C’è una foto, non molto celebre, dei Beatles che quasi mi commuove. Non è una foto ufficiale, non è nemmeno una di quelle apparentemente spontanee, ma che in realtà è stata scattata su un set cinematografico o durante le riprese di un “video” (allora non si chiamavano così, ma di fatto lo erano). E’, credo, la prima foto in assoluto dei Beatles, nel senso che già c’è Ringo Starr al posto di Pete Best: è del 1961, e loro sono nel porto di Amburgo, prima di salire sulla nave che li riporterà a Liverpool. Lì giunti incontreranno Brian Epstein e George Martin, e diverranno, nel giro di poco più di un anno, il fenomeno che ancora oggi, dopo 40 anni, si ricorda e si ama.
Quando quella fotografia viene scattata loro non se lo sognano neppure, eppure sono speranzosi e felici. Hanno suonato nei night club di Amburgo, e hanno fatto successo. Ringo ha un anno più di loro e più esperienza, e li ha accompagnati durante certe folli serate. Nella foto manca Stuart, l’amico di Lennon che in Germania ha incontrato l’amore della sua vita, la fotografa Astrid. Lei ha consigliato ai ragazzi il nuovo taglio di capelli, sconsigliandoli di indossare sempre abiti di pelle nera e ciuffi alla Elvis: troppo rockabilly. Lei ha insegnato loro come muoversi sul palco, come piacere alle ragazze e ai ragazzi, ma ha portato via Stuart.
I quattro ragazzi stanno per salire sulla nave,e sorridono, un po’ goffi nei loro maglioni scuri da pochi soldi. Hanno il futuro davanti. Hanno meno di vent’anni di media, e per loro far musica è solo un buon modo per viaggiare senza spendere e fare l’amore con le ragazze.
Provare a confrontare questa foto con la copertina di “Abbey Road”, il loro ultimo album (dopo uscirà “Let it be”, ma sono brani malinconicamente scartati dai quattro e messi insieme dal produttore per onorare il contratto discografico), fa stringere il cuore. Nel giro di soli otto anni i ragazzini ingenui e sorridenti sono diventati dei vecchi guru e riempiono le loro foto e le loro canzoni di strane simbologie ( celebri i piedi scalzi di Paul Mc Cartney, che indicavano il fatto che era morto…). Musicalmente sono diventati bravissimi. Nel 1961 non sapevano nemmeno accordare i propri strumenti! Sono ricchi, famosi. E non riescono più a sorridere e ad andare d’accordo.
Per ragioni anagrafiche abbiamo conosciuto i Beatles sette-otto anni dopo la loro separazione. Ci appariva un tempo incommensurabile e ci pareva vana la speranza di rivederli assieme. Oggi sono passati 20 anni dalla morte di John, e ancora qualcuno, di tanto in tanto, favoleggia di una loro riunione (ma tra chi?). Semplicemente perché ancora non ci si è rassegnati a mettere la parola “fine” a quella loro avventura. Solo i diretti interessati ci sono in qualche modo riusciti, ma portandosi dietro il fardello delle loro immortali composizioni e dei loro intensissimi anni di gioie, dolori, esperienze esaltanti ed esperienze sbagliate. Noi li abbiamo amati ostinatamente quando erano dei ragazzini cicciotelli che cantavano canzoni tanto belle quanto semplici, con liriche banali e musiche costruite su solo tre accordi. Li abbiamo amati quando indossavano abiti colorati e capelli lunghi e cantavano testi lisergici su musiche tanto difficili da non poterle più eseguire dal vivo. Li abbiamo amati persino durante le loro esecrabili carriere solistiche. Ne abbiamo persino incontrati un paio, e l’emozione provata è sinceramente ridicola.
Ma quanti sono i ragazzi di vent’anni che tornano da una malpagata tournée ad Amburgo, e quanti sono quelli che diventano i Beatles? Guardate un po’ in fondo ai loro occhi: per voi, loro ci credevano?