As you like it

16/05/2008

Kenneth Branagh e Shakespeare: un connubio ormai consolidato, un omaggio costante al Bardo di Stratford come impronta della propria carriera registica. E’ Branagh a caratterizzarne la trasposizione cinematografica in clima ottocentesco, con leggerezza di umori e snellezza di costumi, poi tanto spesso imitata quasi a farne una moda. Ma, ad eccezione del monumentale “Amleto” nel grande respiro della versione integrale e dell’esordio con “Enrico V” che lo rese celebre lanciandolo come nuova rivelazione, sembra votato a scegliere i testi meno felici del Genio, lo Shakespeare delle commedie che maggiormente rivela la sua età per datato umorismo.
Così, dopo qualche anno di silenzio che ha seguito lo stravagante e non felice esperimento musical di “Pene d’amor perdute”, eccolo al quinto capitolo della sua saga shakespearina con “As you like it” che riprende il gioco di intrecci amorosi, ma senza la lieve gaiezza della coppia formata da Emma Thompson e dallo stesso Branagh in “Molto rumore per nulla”. I temi ricorrenti della commedia shakespeariana ci sono tutti: le coppie innamorate che si inseguono e si confondono, la foresta quale luogo magico per lo sbocciare dei suddetti amori, la fanciulla che inganna in abiti mascolini e con arguzia risolve tutti gli intrighi. E ci sono i temi che, nell’immortalità delle grandi tragedie acquistano ben altro spessore ma nella commedia si risolvono in un sereno appianarsi di equivoci e conflitti: l’odio fratricida e sovrani spodestati e accomunati dal destino di esuli, accolti, ancora una volta, dal rifugio della foresta.
Kenneth Branagh trasferisce il tutto in un Giappone ottocentesco dove nobili inglesi si sono insediati, ma il suo Giappone shakespeariano non ha la forza fascinosa di quello di Kurosawa, che fece di Shakespeare grandiose trasposizioni, e a dire il vero ci sfugge il significato di questa operazione che fa solo apparire stonati molti personaggi. Ci sfugge, a dirla tutta, anche il perché della scelta del testo, in cui l’inganno di Rosalinda per provare la sincerità dell’amato appare ingenuissimo e facilmente smascherabile, le punzecchiature e i diverbi amorosi ci tediano e i tentativi comici non divertono. La giovane Bryce Dallas Howard ce la mette tutta per dare un po’ di brio, Alfred Molina è degradato a buffone di corte mentre Kevin Kline filosofeggia malinconico, ancora con addosso gli stessi costumi di “Sogno di una notte di mezza estate”.
Meglio attenersi al magico mondo degli amori shakespeariani solo come lontana fonte ispiratrice, come fecereo Bergman e Woody Allen nelle loro notti d’estate. E meglio, per Branagh, se di Shakespeare ama la vena più leggera, riportarla in commedie deliziose come “Nel bel mezzo di un gelido inverno”: quel suo film “minore” su una compagnia squattrinata alle prese con le prove di Amleto resta, a nostro avviso, il suo Shakespeare più riuscito.

Gabriella Aguzzi