
“Sono un pianista jazz cinquantenne, bianco, eterosessuale: chi
rappresenta la mia categoria?” (Nel centro del mirino)
L’eroe è stanco, ma è sempre un
eroe. È questo che ci dice di se stesso Clint Eastwood, classe 1930, nel suo ultimo, convincente film, “Debito
di sangue” (Blood Work). Infatti il personaggio di Terry McCaleb indaga, corre,
scopre e sconfigge il nemico che ha intrapreso con lui un a raffinata
“partita”; ma è anche un ultrasettantenne che ha subìto un trapianto cardiaco.
Simile ruolo nel precedente “Space cowboys”: un vecchietto acciaccato, ma
indomito nel suo desiderio di completare la missione spaziale interrotta da
giovane (e ce la farà). E ancora, , ne “Gli spietati”, Clint è vecchio, stanco,
disilluso, disgustato, incattivito, ma è pur sempre l’ “eroe” che farà
giustizia.
Eppure per Eastwood questo non è
un semplice adattare i propri ruoli al trascorrere degli anni : in fondo,
cinico e stanco lo è sempre stato, fin dalla sua apparizione in “Per un pugno
di dollari”, in cui era un bounty killer (o samurai, o Arlecchino) servitore di
due padroni.
Nato a S. Francisco, compagno,
nel corso degli anni, di numerose donne (tra cui le colleghe Sondra Locke e
Frances Fisher) e padre di 7 figli, ex-soldato (guerra di Corea), ex-sindaco
(di Cramel, California), musicista jazz, Clinton Eastwood jr. è riuscito, come
attore, a passare dall’inespressività alla gran classe, sotto il segno della sottrazione, e a disegnare, nel
corso di numerosissimi film, il prototipo del Vero Maschio Irresistibile, non
insensibile macho, bensì disincantato, nostalgico, ruvido, rassicurante,
solitario, romantico, che troppo ha visto e ora non vuole più subire: colui del
quale ti innamori subito – anche se non fosse così straordinariamente bello – e
sul quale anche gli altri uomini contano (appena quarantenne già faceva da
“padre” a diversi suoi giovani partner d’avventura). E come regista non ha
fatto che omaggiare i suoi maestri: Sergio Leone e, soprattutto, il grande Don Siegel, accentuando il senso
di vuoto, di decadenza, di eroismo quasi fine a se stesso. Ha diretto 23 film,
in alcuni dei quali non ha recitato o ha avuto ruoli non di protagonista, ed
ora non è più considerato un attore passato dietro la macchina da presa, ma un
vero Autore, sensibile e personale, triste e cattivo.
Gli sono occorsi tanti anni per farsi capire e apprezzare, ma
oggi è considerato un’icona del western moderno, inarrivabile nei film d’azione
poliziesca, capace di sorprenderti con melodrammi come “I ponti di Madison
County” o di stupirti con commedie agrodolci come “Honkytonk Man”.
Il segreto è che, in fondo, Clint
è anche nella vita quell’Uomo Vero che appare sullo schermo. Lui è lo straniero senza nome, il cavaliere pallido, il texano dagli
occhi di ghiaccio. È il
Biondo, Harry Callahan , Thunderbolt, Frankie Morris, William Munny, Red
Garnett, Mc Caleb. Non si è adattato, come molti attori, a una maschera,
ma (come tutti quei grandi che rievocheremo nelle prossime puntate) ha accettato
solo parti nelle quali si potesse riconoscere: duro di scorza, ma di cuore
fino. Non a caso, in Debito di sangue, gli viene trapiantato quello di una
donna!