
Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922 da Carlo Pasolini, tenente di fanteria, e Susanna Colussi, insegnante, friulana. Durante l’infanzia e l’adolescenza P. deve “continuamente adattarsi a degli ambienti nuovi, seguendo i trasferimenti del padre ufficiale a Parma, Belluno, Conegliano, Sacile, Idria, Cremona, Reggio Emilia...”. Il padre è una figura temuta e tirannica; la madre, la figura dominante, è mite e amatissima. Nel ’42, mentre il padre è prigioniero in Africa, la famiglia si rifugia a Casarsa, e il giovane P. inizia a scrivere poesie, che pubblica a proprie spese. Nel ’45 il fratello Guido, che militava in un gruppo partigiano facente capo alla brigata “Osoppo”, viene ucciso, appena diciannovenne, dai partigiani jugoslavi: per Pier Paolo è un trauma. Finita la guerra torna il padre, e si riaccendono i contrasti; intanto P. consegue a Bologna la laurea in lettere, con una tesi su Pascoli, e inizia l’insegnamento nelle scuole medie di un paese vicino a Casarsa, Valvascone. Gli anni giovanili, vissuti in un amato mondo contadino, vengono più tardi visti come mitici e irrimediabilmente perduti. Le poesie scritte tra il ’43 e il ’49 rivelano questo, ma un’accusa di pederastia lo costringe a fuggire a Roma. Qui vive anni difficilissimi, da “disoccupato disperato, di quelli che finiscono suicidi”, cambiando continuamente indirizzo, legandosi al mondo della borgata. “Era un mondo degradato e atroce, ma conservava un suo codice di vita e di lingua al quale nulla si è sostituito. Oggi i ragazzi delle borgate vanno in moto e guardano la televisione, ma non sanno più parlare, sogghignano appena”. Il padre li raggiunge, P. riesce ad avere un impiego da insegnante e, nel ’54, pubblica la raccolta delle sue poesie friulane. Lavora alla rivista Officina e, grazie all’amicizia con intellettuali e scrittori, collabora ad alcune sceneggiature. L’anno successivo pubblica il suo primo, dirompente romanzo, Ragazzi di vita, e nel ’60 scopre nel cinema una nuova dimensione espressiva. Dal ’61 al ’75 realizza una dozzina di film (ai quali vanno aggiunti episodi, documentari e cortometraggi), compone romanzi, poesie, opere teatrali, intensifica gli interventi polemici e saggistici, procurandosi numerose denunce, spesso completamente gratuite e fantasiose. All’alba del 2 novembre 1975 il suo cadavere viene rinvenuto, massacrato, presso l’idroscalo di Ostia. L’assassino è subito identificato in Pino Pelosi, reo confesso, un ragazzo che Pasolini aveva “raccattato”. Gli amici del poeta non si danno per vinti e sostengono la tesi del complotto: tracce e testimonianze lasciano intendere che Pelosi non ha agito da solo. Perlomeno, con altri “ragazzi di vita” che si sono divertiti ad uccidere. Finora, è ancora il solo a pagare.