
“I Maghi non esistono”, questo il malinconico messaggio lasciato (letteralmente) dall’Illusionista alla giovane Alice, nel momento in cui lei apre gli occhi sulla vita. Ma l’illusione che crea questo film, che è un piccolo, prezioso, raro gioiello, è quella di credere ancora all’incanto delle cose perdute, come il sapore dei film di un tempo, nonostante la velocità con cui il Cinema cambia e stupisce con nuovi effetti. Con un abile gioco di magia Sylvain Chomet riscopre a 50 anni di distanza una sceneggiatura originale di Jacques Tati, omaggiandolo in tre modi diversi, con l’immagine del protagonista, che ha stessa figura allampanata e goffa, col nome di Tatischeff e con la breve sequenza del cinematografo, in cui Tati stesso appare sullo schermo. E la racconta con la bellezza del disegno bidimensionale ad acquerelli, che riproduce con una geografia perfetta Londra ed Edimburgo, i panorami e gli angoli di strada, e con un film affidato ai silenzi, quasi totalmente muto tranne che per alcuni suoni e parole sparse, pronunciate in lingue diverse che faticano a comprendersi. Un silenzio dei disegni che aggiunge magia a magia, prodigio a prodigio, facendo scattare la molla della fantasia anche per chi vi è disabituato, anche se la storia che racconta, con trattenuta amarezza, è proprio quella di un mondo che non ha più posto per gli illusionisti, tristi animali da palcoscenico in via d’estinzione.
Vi è tutto un sottobosco di teneri perdenti stanchi e disillusi, artisti in declino che hanno visto passare il loro tempo e popolano alberghetti scalcinati e solitari. Vi è una soffusa malinconia che si sovrappone allo stupore infantile con cui Alice guarda le cose, scambiando i giochi d’illusione per magia vera. Vi è il mutare dei sentimenti raccontato attraverso dettagli della storia di un prestigiatore col suo coniglio. Vi è il sorriso affettuoso con cui ogni scena viene attraversata, fino alla commozione delle scene finali, che fanno pensare al Chaplin di “Il Circo” e “Luci della Ribalta”. Un piccolo capolavoro di autentica poesia che scalda il cuore e fa pensare che invece forse, sì, i maghi esistono.
Voto: 8
Gabriella Aguzzi