Harry Potter e i Doni della Morte
19/11/2010
di David Yates
con: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Jason Isaacs, Alan Rickman

Arriva finalmente “l’inizio della fine”, ovvero la prima parte del capitolo conclusivo della saga di Harry Potter, fortunatamente senza l’annunciato artifizio del 3D e lasciando che la storia tragga tutta la sua potenza dalla crescente drammaticità. Frazionarla in due film spezza la magia del numero 7 creata dalla Rowling (7 libri, 7 Horcrux da cercare per distruggere l’immortalità di Voldemort), ma ciò era inevitabile considerata la mole di materiale da raccontare. Il risultato è uno di quei film che vorresti non finissero mai, trascinandoti un’avventura dopo l’altra in un gorgo sempre più cupo, dalla caleidoscopica fuga iniziale e dalla divertente incursione nel Ministero della Magia ad una tensione che gradualmente muta in angoscia, lontano dal perduto rifugio di Hogwarts, attraverso lande desolate perennemente immerse nel livido grigiore di un’Oscurità che avanza sui luoghi e nei cuori. Due ore e mezza che scorrono rapide di stupore in stupore, per chiudere il film su quello che è uno dei brani più commoventi dell’intera storia, e il mormorio che si leva all’improvviso finire della proiezione come allo spezzarsi di un incantesimo è quello di chi non sa trattenere l’ansia di vederne il seguito, non solo tra i pochi che ancora non hanno letto il settimo volume.
“Harry Potter e i Doni della Morte”, sia il libro che il film, è la parte più densa di dolore di tutta la saga di Harry Potter, quella della maturità, quando la linea d’ombra è ormai varcata, la morte è fronteggiata (si può provare a sconfiggerla come nella favola dei fratelli Peverell?) e si fa largo lo strazio del dubbio e della perdita e l’urgenza del sacrificio. Se infatti si deve muovere un solo appunto alla trasposizione cinematografica, nel suo complesso meravigliosamente dark per chiudere un percorso nelle tenebre che parte dall’ormai remotissima e luminosa Hogwarts del primo capitolo, è che questo strazio è in parte attenuato, forse per non turbare eccessivamente il pubblico di bambini sul quale i film di Harry Potter continuano a contare pur essendo ormai destinati ad un pubblico adulto. Si perde così (o, si spera, sarà recuperato nella seconda parte) un po’ della figura di Silente, le ombre del suo passato e il dubbio che gettano sull’animo di Harry Potter, mentre era punto focale del libro il vacillare della figura guida in cui aveva sempre creduto. Con fine introspezione psicologica il film si addentra invece nei turbamenti d’amore, che non sono più le schermaglie adolescenziali all’interno delle mura di Hogwarts, ma le tensioni che scuotono dei ragazzi ormai smarriti, che hanno abbandonato tutto per affrontare un’avventura superiore alle loro forze, e che possono solo aggrapparsi con disperazione al sentimento dell’amicizia (tenerissima la scena in cui Harry cerca di far sorridere Hermione). Lo splendore visivo degli scenari, tanto meravigliosi quanto aspri ed ostili, traduce l’angoscia di questo nulla crescente in cui la vera paura non è solo quella dei poteri del Signore Oscuro, ma la perdita delle certezze e degli affetti.
Voto: 7,5
Gabriella Aguzzi