
Agghiacciante. Non stiamo tentando uno scontato gioco di parole, perché “Frozen”, mentre mostra l’avanzare del freddo e dell’angoscia che attanagliano i tre ragazzi bloccati su una seggiovia, gela veramente il sangue dello spettatore. Non fatevi dunque ingannare dall’inizio che sembra preludere ad un thriller giovanilistico: è solo per conoscere i tre protagonisti, ragazzi comuni in cui tutti possono identificarsi perché il terrore che vivranno potrebbe capitare a chiunque, e i piccoli contrasti che andranno ad accrescere il loro dolore e il loro panico. E gli 80 minuti che seguiranno saranno solo un realistico crescendo d’angoscia come raramente si è visto mostrato sullo schermo.
Due amici di vecchia data e la ragazza di uno di loro, giunta a fare da terzo incomodo nella loro consolidata amicizia, si ritrovano fermi su una seggiovia per l’ultima corsa. Sopraggiungono il buio e il vento innevato e la seggiovia riaprirà solo tra 5 giorni. Intorno il nulla, solo l’ululato dei lupi. Senza digressioni né flash back, solo quel seggiolino sospeso, il film segue i loro disperati tentativi di uscire da una situazione folle, i loro pensieri sempre più dolorosi, il malessere crescente, l’incombere di pericoli contro cui lottare (il congelamento, i lupi, la solitudine, l’abisso), l’affievolirsi delle speranze. Un thriller davvero potente nella sua semplicità, che comunica ansia e paura molto più dell’invasione splatter e che, insieme a precedenti illustri come “Open Water” recupera il vero significato di cinema del terrore.
Voto: 7
Gabriella Aguzzi