Con gli occhi dell'assassino

15/05/2011

di Guillem Morales
con: Belén Rueda, Lluis Homar, Pablo Derqui

La protagonista cieca è particolarmente amata dal genere giallo/horror/thriller: cieche testimoni di un delitto, cieche vittime di serial killer, cieche che lottano da sole contro un nemico annidato nel buio e via elencando. Eppure questo robusto ed inquietante thriller girato dal catalano Guillem Morales ha ancora qualcosa di nuovo da dirci, sa creare una fitta rete di angosce ed inquietudini, intessendola di pari passo con il mistero, e provoca brividi autentici. Innanzi tutto perché “Con gli occhi dell’assassino” (Los Ojos de Julia) non è un film su una donna cieca, ma, precisiamo, su una donna che lo sta diventando, quindi viviamo con lei questo graduale viaggio nell’oscurità, ne condividiamo l’incubo mentre lotta contro verità nascoste e lo spettro di una perdita, e tutte le emozioni terrificanti che la accompagnano nell’avanzare delle ombre. Un terrore dell’anima dove il buio è metaforico e reale e dove si muove un assassino invisibile.
La Spagna sta vivendo un momento prolifico per questo genere nero, si pensi al bellissimo e doloroso The Orphanage, illuminato dall’intenso viso di Belen Rueda, che ritroviamo qui, splendida e sensibile protagonista. E di questa nuova ondata cinematografica il film di Morales, prodotto da Guillermo Del Toro, eredita la paura impalpabile (a lungo ci domandiamo se il pericolo sia reale o soprannaturale) e quella nota dolente che lo porta al di là del comune thriller, conferendogli quello strazio della perdita che è poi la vera angoscia che lo pervade.
Purtroppo tutto ciò è vero solo nella prima parte. Julia, in cerca della verità sulla morte della sorella gemella, come lei condannata alla cecità, si addentra in un tunnel oscuro, dove ogni emozione la conduce verso la perdita della vista e allo stesso momento verso la soluzione del mistero. Mettere insieme i tasselli dell’intricato puzzle significa anche affrontare il buio. La suspense che va così creandosi è assolutamente efficace e il coinvolgimento totale. Ma, ahimé, quando cominciamo a venire a capo della soluzione questa tensione sottile s’interrompe per far posto a tutti gli schemi tradizionali e conosciuti del thriller, avviandosi verso una conclusione che rimanda di continuo per inserire, e affastellare, ulteriori, sfruttati, elementi da brivido. Peccato, perché questa mistura di thriller e melodramma, che nel finale raggiunge l’apoteosi, gli dona quella caratteristica tutta spagnola dove orrore e lacrime vanno di pari passo.

Voto: 7

Gabriella Aguzzi