Piccole Bugie tra Amici
04/04/2012
di Guillaume Canet
con: Francois Cluzet, Marion Cotillard, Benoit Magimel, Gilles Lellouche, Laurent Lafitte, Pascale Arbillot, Valerie Bonneton, Jean Dujardin

“Il grande freddo” in versione comica o “Certi piccolissimi peccati” in versione drammatica, per citare delle pellicole amate dal regista. A noi italiani può venire in mente anche “Saturno contro”: lo stile è differente, ma il tono tra il leggero e il tragico e la storia corale di amici che devono venire a patti con se stessi attraverso un dramma sono molto simili.
“Piccole bugie tra amici” (“Les petits mouchoirs”) esce in Italia dopo due anni dal grande successo ottenuto in patria, e dobbiamo ringraziare la presenza di Jean Dujardin, divenuto una star dopo anni e anni anche da noi in virtù dell'oscar per “The artist”, se finalmente è stato distribuito.
Tutto comincia quando Ludo (il più affascinante e quasi leader del gruppo) si schianta con la moto alla vigilia delle tradizionali vacanze in compagnia presso la casa a Cap Ferret di Max. Ma le vacanze non saranno diverse solo per questa assenza incombente che cerca di essere rimossa. Antoine è stato lasciato da Juliette dopo dieci anni, e ora lei sta per sposarsi con un altro. Anche Eric attende inutilmente Lea, Marie riceve la visita di un amante indesiderato, mentre Max, sull'orlo dell'esaurimento nervoso e della crisi economica, riceve una dichiarazione d'amore assai sgradita da parte di Vincent, il suo migliore amico, del figlio del quale ha fatto da padrino...Per di più, nel sottotetto sono penetrate delle faine... Le loro vicende vengono guardate con occhio non proprio benevolo da Jean-Louis, l'ostricoltore saggio che li conosce da sempre e si dipanano per 154 minuti, che sono una durata da colossal e invece qui scorrono rapidamente sul ritmo della commedia facendo partecipare lo spettatore a queste storie in fondo tanto comuni.
Ritmo da commedia con gag esilaranti in stile slaptsick, ma fondo amarissimo, e non solamente per via di Ludo che giace in terapia intensiva, ma perché alla fine si fa i conti con se stessi, con la forza dell'amicizia e con le piccole grandi bugie che si continuano a dire a sé e agli altri: perché le bugie non sono mai innocenti...
Una storia d'amicizia girata tra amici, e si sente. La sceneggiatura è impeccabile e la regia finge di non farsi vedere puntando su uno spigliato tono “verité”, ma ha la sua importanza: si faccia caso al bellissimo piano sequenza iniziale o alla capacità di muoversi negli spazi. Però alla fine dei conti, come in tutti i film corali che parlano di amici, quello che conta è come funziona il cast. E qui funziona alla perfezione (ottimo anche il doppiaggio), con una spontaneità nelle reazioni e un affiatamento che non sarebbero stati possibili se gli attori non avessero vissuto realmente in quella casa-set per tutto il tempo delle riprese e non si fossero già conosciuti.
E' anche un film generazionale perché, Max a parte, i protagonisti sono dei trentenni, la maledetta età in cui si deve scegliere tra l'essere eterni ragazzini o uomini ed è anche parzialmente un film autobiografico: Canet, e non si stenta a crederlo, ha messo un po' di se stesso in ogni personaggio (“compresi i bambini: ci sono dei miei ricordi di infanzia”). Il fatto poi che il film sia francese aiuta lo spettatore a riconoscere un po' i tic e i modi di fare e di parlare: identificazione culturale spesso difficile coi film americani, dove i protagonisti hanno reazioni in parte incomprensibili per noi vecchi europei.
Un consiglio: vedetelo con gli amici....
Voto: 7,5
Elena Aguzzi