
“Ammazza quanto è brutto ‘Paura’!”; “I Manetti Bros. so’ ‘na sòla” (due SMS inviati da amici cinefili, ricevuti dal sottoscritto dopo la visione del film).
“Non si deve profanare il sonno dei morti”, consigliava nel 1974 il regista Jorge Grau nel titolo del suo memorabile horror. Salvo qualche raro guizzo, il cinema dell’orrore italiano ha cessato di vivere tanti anni fa. Facciamocene una ragione. E, rassegnati, lasciamolo riposare in pace. E magari abbattiamo gli inutili zombi che di tanto in tanto tornano a infestare il grande schermo, come facevano i protagonisti del ciclo ideato da George A. Romero.
Non parliamo di un confronto con i lavori dei precursori, i vari Mario Bava, Margheriti, Freda e via dicendo, forse più citati che “visti” veramente: sarebbe una pretesa fuori luogo e anacronistica.
Ma se vengono a mancare la capacità di esercitare suggestioni anche con pochissimi mezzi a disposizione ma tanta inventiva, di giocare con la suspense e con la poesia del macabro, di costruire atmosfere morbose o inquietanti – presenti anche in chi ha “continuato l’opera”: pensiamo ad esempio ad alcune pellicole di Lucio Fulci, o anche solo ad alcune eccellenti sequenze visionarie del Sergio Martino di “I corpi presentano tracce di violenza carnale”, omaggiato nel film dei Manetti Bros. – cosa resta? Un po’ di “gore”, ma gli effettacci sono stati sdoganati tanto tempo fa. Qualche inquadratura “trasgressiva”, ma allora le scene di “Antichrist” con i genitali in primo piano suscitavano molta più angoscia.
Con “Paura” si cade quasi ai livelli infimi di opere amatoriali come “La casa del sortilegio” e “La casa delle anime erranti”, entrambe di Umberto Lenzi, prodotte da Reteitalia nel 1989 e circolate in seguito in videocassetta (e meno male che i videoregistratori erano dotati della funzione “avanti veloce”).
Salviamo il salvabile: la simpatia dei tre giovinastri; il cattivissimo Servillo; la probabile volontà dei Manetti Bros., senza dubbio sinceri appassionati di cinema di genere, di far rivivere, accompagnandoli a una buona dose di ironia, un po’ delle suggestioni e del fascino di film che sembrano appartenere a un’epoca lontanissima. A scuola si direbbe “lodevoli gli intenti, assai mediocri i risultati”.
Non si deve profanare il sonno dei morti.
Voto: 5
Andrea Salacone