
Se vi aspettate di vedere un film che denunci segreti inconfessabili di Scientology, che ne racconti la nascita o che semplicemente metta in luce fatti e misfatti della persuasione occulta, allora "The Master" deluderà del tutto le vostre aspettative.
D'altronde non poteva essere diversamente dato il numero di simpatizzanti che raccoglie la figura di Ron Hubbard nello star system statunitense, cane non mangia cane.
Se vi aspettate inoltre un film corale in stile "Magnolia", anche in questo caso vi converrebbe cambiare sala.
La vicenda lunga e piuttosto prolissa, ambientata negli anni '50, tratta del rapporto morboso tra un carismatico leader di una setta, "lo psicologo, mistico, filosofo, fisico nucleare" Lancaster Dodd (interpretato da Philip Seymour Hoffman) e il marinaio reduce, etilista e psicolabile Freddie Quell (Joaquin Phoenix).
Freddie, come molti suoi commilitoni, ritorna da un'isola del Pacifico moralmente e psicologicamente distrutto e irrimediabilmente dedito all'alcol che cerca di spremere da ogni sostanza e intruglio che gli capitano a tiro, dal liquido refrigerante delle bombe, fino ai solventi per le vernici.
I suoi tentativi di reinserirsi nella società sono fallimentari e il suo destino di drop out è segnato. Una sera, di nascosto, salta su una nave passeggeri dove si sta svolgendo una festa. È la nave, in prestito, di Dodd, capo e ispiratore della "Causa". Questi incontrerà Freddie il giorno dopo, al suo risveglio post sbornia e da quel momento inizierà la vicenda in stile "io ti salverò".
Il rapporto tra i due lascia intendere una sorta di tensione amorosa e sensuale che però non troverà mai sfogo, dato che Peggy (Amy Adams), la moglie-matriarca di Dodd, vigila instancabile. Una figura, quella di Peggy, alla quale poteva essere concesso più spazio.
I membri della "Causa" rimangono sullo sfondo, costituiscono un tessuto connettivo, un contenitore che in certi momenti si ha l'impressione possa essere intercambiabile. La storia tra i due protagonisti infatti avrebbe potuto svolgersi anche in altri contesti: l'esercito, una fabbrica, una fattoria.
Neanche i metodi per guarire Quell dall'etilismo vengono indagati se non in maniera molto superficiale, le tecniche di manipolazione del pensiero non emergono affatto, assistiamo a delle sedute di analisi e a qualche esperimento di regressione nel passato. Insomma questa "Causa" non sembra né pericolosa, né misteriosa, forse proprio perché non è di questo che si voleva parlare.
Visivamente apprezzabile e grandi performance di Philip Seymour Hoffman e Phoenix che esaspera il personaggio dell'altrettanto spostato Jimmy Emmett in "To Die for" film del 1995 di Gus Van Sant.
Voto: 6
Katia Ceccarelli

Il generale Mc Arthur parla alla radio: la guerra è finita. I marinai tornano a casa. Viene detto loro di intraprendere attività lavorative varie, come aprire un negozio, lavorare nei campi. E il nostro protagonista, Freddie Quell ( l'incredibile Joaquin Phoenix), inizia a fare il fotografo in una sorta di emporio commerciale, poi taglia i cavoli nei campi: tutto peró si interrompe, ogni volta, per gravi episodi di violenza. Inizia cosí l'ultimo capolavoro di Peter Thomas Anderson, candidato a 3 Golden Globe Awards: un uomo, che lotta contro i disturbi nervosi dovuti allo stress e al trauma (per meglio dire, gli innumerevoli traumi), subiti durante il secondo conflitto mondiale. Disturbi aggravati, in maniera piú che esponenziale, dalle "stupefacenti" sostanze chimiche -chiamarle alcool sarebbe un eufemismo- assunte durante il periodo di dopoguerra. Il quadro prende una svolta, quando, intrufolandosi su una nave, Freddie incontra il "Maestro" (Philip Seymour Hoffman), diretto a New York per diffondere i precetti, perchè di questo si tratta, della Causa. Una sorta di setta, che molto ci ricorda, inevitabilmente, Scientology, che tenta di guarire, con dei "procedimenti", addirittura trilioni di errori, di debolezze, di malattie incurabili. Freddie verrà “adottato”, e seguirà il profeta, perchè non ha nulla da perdere, perchè è troppo debole e solo, per riuscire a non cedere alla grande demagogia di Lancaster Dodd, il maestro appunto. Demagogia realizzata ineccepibilmente anche dalla moglie di Dodd (Amy Adams), tanto devota, da essere cieca e disponibile ad ogni costo a perseverare in tale processo di indottrinamento, religioso se vogliamo. E cosí il viaggio comincia, è difficile, è crudele, perchè Freddie è violento, ed è profondamente alcolizzato. Ma comincia un'ossessione, sia da parte del discepolo che da parte del “Messia” nei confronti del suo allievo cosí pronto ad imparare. L’ossessione di raggiungere le sirene sull’isola, di cui spesso si sente il canto. Oltre alla capacità dei due attori, straordinari nelle espressioni del viso, nonché, soprattutto nel caso di Phoenix, nella postura e nella gestualità, quello che rende questo film cosí affascinante, è la forza della fotografia, delle immagini dei primi piani, come dei paesaggi (non si riuscirebbe ad immaginare forza piú evocativa delle onde del mare, o del deserto). Ma è anche, o soprattutto, la forza della musica, che accompagna, spesso tramite le voci degli stessi personaggi, come una ninna nanna, tutto il viaggio, mantenendo i protagonisti in uno stato di torpore, da cui è troppo duro svegliarsi. Cosí il rapporto di dipendenza tra comandante e marinaio diventa quasi necessario, perchè la libertà non puó essere dominata, per definizione, come non puó essere dominato un drago, o una donna di sabbia.
Voto: 7
Lavinia Torti