
Susanna Nicchiarelli presenta al Festival di Roma il suo secondo lungometraggio, di cui, oltre ad essere regista, è anche interprete. Tratta dal romanzo di Walter Veltroni, questa storia racconta di un viaggio, un viaggio nel tempo, nel passato di un’infanzia di due bambine, tormentata da eventi inspiegabili, da vere e proprie incognite. Nel 1981 muore il professor Mario Tessandori, ucciso da due brigatisti all’università, sotto gli occhi di tutti e del suo amico Lucio Astengo, che, qualche settimana dopo, scompare nel nulla. Trent’anni dopo, Caterina (Margherita Buy) e Barbara (Sussanna Nicchiarelli), appena morta la madre, decidono di vendere la casa al mare, piena di ricordi. Qui Caterina si imbatte in uno strano episodio: nonostante la linea sia staccata, il telefono della casa funziona. Digita il numero della vecchia casa a Roma e le risponde una bambina: lei stessa, a dodici anni, poco prima della scomparsa del padre. Qui comincia il viaggio, scandito dalle telefonate alla se stessa di trent’anni prima, scandito da voci fuori campo, scandito da immagini leggermente ingiallite, scandito dagli innumerevoli viaggi in auto che vogliono rappresentare il tragitto tra il presente di Roma e il passato della casa al mare, dove, un’imponente attenzione alla fotografia realizza la scoperta dell’alba.
Il film, come il libro – anche se la Nicchiarelli ha scelto di cambiare il sesso del protagonista – parla di un’eroina che vuole cambiare il passato e si avventura in un’impresa surreale, fantastica, come risultano surreali spesso alcune atmosfere della pellicola. Tutto accompagnato dai costumi, che ben realizzano la società degli anni Ottanta, o dalla musica, che è rimasta indimenticabile - basti pensare a “Video killed the radio star” o a “99 balloons” - o semplicemente dal sentore dell’aria che si respirava in quegli anni: gli adulti che tentavano con forza di rimuovere i tristissimi Anni di Piombo e abbracciare, sempre quasi con obbligo, una nuova ventata di spensieratezza; i giovani, invece, guardavano con grande curiosità le novità, i cambiamenti radicali della società, del costume, del cinema, della televisione. Insomma, guardavano e cercavano di rifugiarsi in questo nuovo mondo, magico, molto più promettente di quello “assicurato” dai grandi, così disillusi ormai.
E così Margherita Buy rimane sempre impeccabile, affiancata da un Sergio Rubini sempre esilarante, che ha instaurato con la protagonista femminile un rapporto di sinergia e armonia, sia nelle scene leggere, che in quelle più drammatiche, davvero notevole. Da segnalare, inoltre, l’interpretazione di Lina Sastri, riuscitissima seppur per poche scene, o dei quasi “nuovissimi” sullo schermo cinematografico come Gabriele Spinelli (che abbiamo visto ne “L’ultimo terrestre”) e appunto Susanna Nicchiarelli – già attrice nella sua opera prima, “Cosmonauta”; ma soprattutto, le veramente “nuove”, al loro debutto, Sara Fabiano (Caterina piccola) e Anita Cappucci (Barbara piccola).
E non deve mancare il ruolo della musica, quella del 2011 però: il gruppo “Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo”, band post rock nata negli anni 90, e soprattutto la canzone “La scoperta dell’alba”, realizzata appositamente per questa pellicola dai Subsonica, che si muovono anche loro tra passato e presente.
Il film rivela dunque una riflessione su una società passata in maniera inedita, perché nascosta dietro una dimensione più privata e onirica.
Voto: 7
Lavinia Torti