Il suo Cinema popolato di freaks, diversi, solitari, visionari, mostri, incompresi non poteva che completarsi con Frankenweenie, storia di un bambino che riporta in vita il suo cagnolino. Completare non è il termine esatto, perché Frankenweenie già esisteva, era un cortometraggio dell’ 84 dell’allora giovane Tim Burton. Il regista riprende quel suo stesso soggetto, e lo arricchisce e dilata trasformandolo in un film d’animazione che si è già aggiudicato la candidatura all’Oscar. E lo riveste di tutto il suo gusto per il gotico, dal bianco e nero ricco di ombre alle mostruose figure che omaggiano il genere horror. L’esperimento del Frankenstein bambino, che nella sua solitudine di piccolo genio diventa il prototipo di tutti gli eroi emarginati del Cinema di Tim Burton, infatti degenera e animali-mostri riportati in vita terrorizzano la cittadina. Ma attenzione: i mostri sono creati dai bambini del vicinato, gelosi ed assetati del successo scientifico. Il cagnetto Sparky, creato dall’amore del bambino che lo rivuole con sé e non si rassegna alla sua morte, resta simpatico, buffo, generoso, dolcissimo. Perché Frankenweenie è soprattutto un film d’amore.
Il film di Tim Burton trabocca di citazioni cinefile: c’è tutto, il gobbo, il cimitero, il mulino in fiamme, il nome Shelley inciso su una lapide, l’acconciatura della cagnetta è quella della moglie di Frankenstein, una bambina si chiama Van Helsing, il professor Rzykruski , che nella versione originale parla con la voce del “Bela Lugosi” Martin Landau, ha le fattezze di Vincent Price, icona dell’horror e scienziato-creatore in Edward Mani di Forbice. C’è perfino una tartaruga che, riportata in vita da un bambino giapponese, diventa gigantesca e simile a Godzilla. Ma non è solo gusto per il citazionismo. E’ un atto d’amore verso il genere cinematografico che più ama. E questo prodotto Disney che mescola con mirabile efficacia la nuova tecnica del 3D al vecchio caro stop motion e all’uso del bianco e nero è una dichiarazione d’amore del regista per le vecchie pellicole e i cartoni animati di un tempo. Tim Burton rievoca con nostalgia passato e ricordi e li riporta in vita come il piccolo Frankenstein riporta in vita il suo Sparky, per amore. E dopo molte delusioni torna finalmente a regalarci uno dei suoi film migliori, firmato dal Tim Burton più autentico.
Voto: 7,5
Gabriella Aguzzi