Il Cacciatore di Giganti

28/03/2013

di Bryan Singer
con: Nicholas Hoult, Eleanor Tomlinson, Ewan McGregor, Stanley Tucci, Ian McShane

I tempi de “I soliti sospetti” e “L'allievo”, si sa, sono lontani, e Bryan Singer non è da lustri l'enfant prodige bensì il regista di film spettacolari come “X-men”, ma questa deriva pseudo infantilistica è deprimente. Una storia stupida costruita secondo lo schema dei recenti prodotti Disney (introduzione, sentimento, fuga), una regia che vorrebbe essere agile ma che man mano che procede diventa sempre più pachidermica, un protagonista di insulsaggine e incapacità “livello Twilight”, mostri che Schrek fa più paura (o ridere, non è ben chiaro l'intento).
Poco si salva in questa baracconata. Ewan McGregor e Stanley Tucci se la cavano con distaccata professionalità; ci sono un paio di belle scenografie; e la parte centrale (dopo una mezz'ora iniziale pallida e stentata e prima di una mezz'ora finale noiosa e fracassona) è abbastanza vivace e ricca di avvenimenti, in discreto equilibrio tra fiaba, commedia e avventura. Un po' pochino.
E poi parliamone di questo 3D, a costo di apparire retrogradi. A parte i dubbi tutti personali sul vedere un film attraverso gli occhiali da sole per il discutibile piacere di vedere il mezzo busto di un attore seduto sulle teste degli spettatori davanti, il vero problema è che i film sono diventati meri contenitori di scene di inseguimento e persone che precipitano. Tolta la sorpresa delle prime pellicole, ora è solo routine, e se i film d'avventura per ragazzi ormai si assomigliano tutti è colpa sì di mancanza di idee, ma anche della necessità di sfruttare il trucchetto. “Il cacciatore di giganti” non sfugge alla regola. Va bene, c'è una bella profondità di campo che lenti normali non potrebbero assicurare, e l'inquadratura sott'acqua è notevole, ma per il resto la necessità di sfruttare l'inutile effetto speciale costringe la storia, già di per se stessa priva di luce, ad accumulare lanci d' oggetti in direzione dello spettatore, cadute e giganti in marcia anche quando la vicenda potrebbe essere chiusa da un pezzo. In conclusione, “Topolino e la pianta di fagioli” e “Topolino piccolo sarto coraggioso” sono più carini, divertenti e disegnati meglio.

Voto: 5

Elena Aguzzi