Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug

12/12/2013

di Peter Jackson
con: Martin Freeman, Ian McKellen, Richard Armitage, Aidan Turner, James Nesbitt, Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace, Stephen Fry, Luke Evans, Benedict Cumberbatch

Continua l’avventura. I tredici Nani, con l’erede al trono Thorin Scudodiquercia alla guida, avanzano verso il perduto regno di Erebor e avanzano in un’oscurità popolata da mostri e pericoli  che grava incombente e che avvolge, minacciosa, tutta la Terra di Mezzo.
Più dark si fa dunque anche il clima rispetto al primo capitolo della Trilogia e se Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato peccava nell’abbondanza di siparietti comici che toglievano drammaticità agli esuli Nani, in Lo Hobbit – La Desolazione di Smaug tratti di lievità sparsi nelle 2 ore e 41 minuti di film stemperano ma non danneggiano il crescente incupirsi dell’atmosfera. Tinte di puro horror colorano, con brividi, l’attacco dei ragni giganti nel Bosco Atro, mentre cresce l’attesa per l’apparire di Smaug che giganteggia (letteralmente) nella parte finale, dove lo scintillio del tesoro e le fiamme del Drago incendiano la scena del combattimento. Qui il film di Jackson si fa action movie puro, con espedienti rocamboleschi e stupefacenti effetti speciali (il film è tutto da gustare nella meraviglia di un 3D ai massimi livelli) per raggiungere lo scopo principale al quale ogni scena è tesa: tenere col fiato sospeso. E anche se sappiamo (da Il Signore degli Anelli) quale sarà l’esito della vicenda, la suspense si fa sentire e, abilmente, il film tronca e rimanda al terzo ed ultimo capitolo della Trilogia nel momento di maggior tensione.
A stupire è lo splendore delle scenografie e la fantasia dei paesaggi. Il cammino dei Nani si snoda dalle tenebre del Bosco Atro al Reame degli Elfi Silvani, dalla città sull’acqua di Pontelagolungo, raggiunta attraverso una concitata fuga in barili lungo il Fiume della Foresta, agli ingressi della Montagna Solitaria, fino alla tana di Smaug che veglia minaccioso sulle rovine di Erebor. Nel frattempo Gandalf ha lasciato i Nani a se stessi per allontanarsi verso l’abbandonata fortezza di Dol Guldur, da dove sente provenire l’ondata di malvagità e il risveglio di qualcosa che si muove nell’ombra. Luoghi mozzafiato per la bellezza avvolgente delle scene e per l’incalzare degli eventi, che si susseguono in folle corsa. Jackson non lesina neppure in teste di orchi mozzate, né in attacchi di ragni in primissimo piano. Se cerchiamo la poesia certo Lo Hobbit ne difetta e se anche il riflettore si sposta sulla solitudine di Thorin e sulla bramosia che lo divora di ritrovare ciò che ha perduto a trionfare è il continuo stupore delle avventure.
Alternando giocosità e thriller Peter Jackson continua a dilatare il racconto di Tolkien non solo nella lunghezza delle sequenze ma prendendosi la libertà di inventare e aggiungere nuovi episodi e personaggi. Vediamo così un Legolas di 60 più giovane rispetto a Il Signore degli Anelli (che concede ad Orlando Bloom l’occasione di esibirsi nelle prodezze atletiche a suo tempo tanto apprezzate dal pubblico più giovane) e la guerriera Tauriel, comandante delle Guardie del Re degli Elfi Silvani Thranduil, che diviene il sogno d’amore del nano Kili, soddisfacendo così l’esigenza di introdurre un personaggio femminile ma facendo rabbrividire i tolkieniani doc.
Molte sono quindi le new entry rispetto al primo capitolo, che chiamava invece in causa con vari espedienti gli attori di Il Signore degli Anelli. Oltre al già citato Orlando Bloom, che mancava all’appello alla prima chiamata, troviamo Evangeline Lilly nel ruolo di Tauriel e Lee Pace in quello di Thanduil, Mikael Persbrandt a interpretare l’irsuto e gigantesco mutapelle Beorn, Stephen Fry nei panni del Governatore di Pontelagolungo e Luke Evans nel ruolo di Bard, che ancor più ampio spazio avrà nel terzo capitolo, “Lo Hobbit – Andata e Ritorno”.
A dare voce e “corpo” attraverso la tecnica della motion capture (quella usata per il Gollum) è Benedict Cumberbatch, che dà anche voce a Sauron. La voce, nel doppiaggio italiano, diviene quella di Luca Ward, ma per gli appassionati di Sherlock è un puro divertimento sapere che lo Watson Martin Freeman si dibatte nei suoi abiti da hobbit contro lo Sherlock Cumberbatch sotto le spaventose scaglie del Drago Smaug.

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Voto: 7,5

Gabriella Aguzzi