Nymph()maniac Vol. 1

01/04/2014

di Lars Von Trier
con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgard, Stacy Martin, Shia LaBeouf, Christian Slater, Jamie Bell, Uma Thurman, Willem Dafoe

 

Premessa da fare inevitabilmente: quella che recensisco è la versione di Nymp()maniac vol. 1 censurata, la versione italiana dunque, che il regista ha autorizzato ma alla quale non ha collaborato.


Lars Von Trier (“Le onde del destino”, “Antichrist”, “Melancholia”) ci regala questo penetrante e sensuale “trattato” di 4 ore nella prima versione (in Italia divisa in due volumi), e di 5 ore e mezza nella seconda versione che uscirà nelle sale la prossima estate.
Una sera d’inverno un vecchio e affascinante scapolo, Seligman ( un magistrale Stellan Skarsgård), trova una donna in un vicolo dopo che è stata picchiata. La porta a casa dove cura le sue ferite e partendo dalla proclamazione di lei: “Sono un pessimo essere umano”, comincia la narrazione di questa donna, Joe (la Joe che racconta è interpretata da Charlotte Gainsbourg , la Joe che vive il passato da Stacy Martin), dalla nascita fino al presente, attraverso 8 capitoli (di cui 5 si vedranno nel volume 1). È un percorso di scoperte quello della protagonista, e di cadute, di mani che non ci sono mai a raccogliere, di disperazione. Dalla scoperta del proprio sesso, alla scoperta del sesso con un uomo, fino alla scoperta dell’amore che farà cadere ogni difesa anche a quella cinica donna per cui l’amore era solo lussuria unita a gelosia. Passando attraverso il rapporto autentico e tenerissimo con il padre (Christian Slater), che è forse il fulcro di tutta la sua vita, (forse il fulcro della pellicola), la “polifonia” delle sue relazioni, le illusioni, le confusioni, le allucinazioni di una “tossica” di sensazioni.  Ogni amante ha una sua iniziale (S, F, H) e una sua caratteristica, quello tenero, quello complice, quello ingenuo, quello insistente, il capo (uno di loro è Jerome, l’unico chiamato con il nome completo, interpretato da Shia Labeouf), e tutti rientrano in un catalogo, come un erbario. 
Joe è una ragazza che ha passato la sua vita entrando a contatto in maniera ossessiva con dei corpi, non persone, corpi; con un’applicazione quasi metodica, con l’unico obiettivo di provare piacere, di avere orgasmi. E non riesce ad interpretare le sue esperienze come semplici frutti di un abbandono agli impulsi. Ad interpretare ci pensa Seligman, uomo solo, ascetico, che sembra abbia trascorso la sua intera esistenza “nei” libri, nelle idee, attraverso le quali collega le vicende di Joe con le sue passioni, con i suoi studi, in maniera incredibilmente e completamente congrua (la pesca con la mosca, un dolce ebraico, un’opera d’arte medioevale, la serie di Fibonacci, un preludio a tre voci di Bach). E i mezzi che il regista usa in questo racconto filosofico, apodittico, “a tema”, oltre ad essere il dialogo, quasi platonico, tra il narratore e l’interprete, sono le divertenti (?) sovraimpressioni grafiche e i brevi videoclip, che rappresentano le idee di Seligman in rapporto alla storia di Joe. E che contribuiscono a rendere la narrazione quasi parodica, caricaturale, per quanto al limite dell’implausibile. (La scena d’ira e disperazione della Signora H  -Uma Thurman-, moglie tradita, crea dei dubbi..”troppo feroce per essere verosimile, pensa lo spettatore”, e ride.) Ma non è al plausibile che il regista mira. Sembra di trovarsi di fronte a una seduta di psicoanalisi in cui entrambi i presenti nella stanza sono sia pazienti che analisti. E si autoanalizzano, l’una raccontando, l’altro scoprendo parti di sé nel comprendere. E dalla “psicoanalisi” emergono solo alcuni aspetti, solo alcune parti dell’inconscio, dell’interiorità dei due personaggi,  inevitabilmente distorte dai racconti personali (nessuno si descrive come è realmente, neanche dall’analista). 
Nymph()maniac è un film commovente, tenero, caldo (la pornografia non è neanche da nominare, le scene esplicite esistono per rendere realistico un film), che tratta non solo di sessualità, ma anche di religione, di musica, di cultura, di natura, di civiltà. È quasi letterario, fiabesco.

Voto: 8

Lavinia Torti