Nymph()Maniac Vol. II
22/04/2014
di Lars Von Trier
con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Shia Laboeuf, Willem Dafoe, Jamie Bell

Secondo volume di Nymph()maniac, ovvero gli ultimi tre capitoli della vita di Joe (Charlotte Gainsbourg), raccontati a Seligman (Stellan Skarsgård), uomo puro, solitario e estremamente erudito, che la accompagna nella narrazione con le sue digressioni di natura filosofica, matematica, letteraria e artistica.
Ma che nelle ultime fasi si imporrà sempre di più, mostrando la sua personalità, mostrando parte del suo passato, o meglio la vuotezza di questo.
Nymph()maniac raggiunge l’acme del dramma con la morte del padre della protagonista e con la sua conseguente incapacità di provare piacere da ciò che sostanzialmente è la sua attività più frequente (e la sua ossessione): il sesso. Da qui, ecco una serie di esperienze attraverso le quali Joe “si cerca”. Esperimenti sessuali, che vanno dalla violenza fisica effettuata da un sadico (eppur professionale!) Jamie Bell, ai rapporti “senza possibilità di comunicazione verbale”, all’omosessualità. Esperimenti lavorativi particolari (Willem Dafoe sarà il suo capo, durante la sua attività di “recupero crediti”). Ma poi anche scelte, abbandoni, cambiamenti, sensi di colpa, tentativi di “espiazione”, continua e ossessiva fuga da sé stessa e allo stesso tempo continua e ossessiva ricerca di sé stessa.
Nonostante sia naturalmente più cruda (e più crudele) della prima, questa seconda parte mantiene il tono ironico, beffardo, in alcuni casi grottesco che si notava nei capitoli di apertura. E mantiene anche la colonna sonora strepitosa (se nel volume I c’era Bach, in questo sono le fughe di Beethoven ad accompagnare il racconto di questa “Odissea”).
Attraverso il dialogo serrato, Joe (e con lei Lars Von Trier) vuole dimostrare quanto il mondo e le relazioni umane siano dominate dall’ipocrisia. E in questo confronto quasi tra apollineo e dionisiaco, avviene ad un certo punto un cambio di prospettiva. Seligman stupisce, in negativo, e mostra tutta la limitatezza della sua razionalità. Joe cresce; se la sua frase d’esordio era stata: “Sono un pessimo essere umano”, ora si rivela più attenta a non elargire giudizi, e risponde pronta ai commenti, a volte tendenziosi, alla fine “profetici” del suo interlocutore. Se il finale non convince, la pellicola risulta veramente originale. Originale, perché rappresenta la misoginia nella maniera più poetica possibile, perchè parlando (quasi) solo di sesso, dell’amore non sfiora neanche l’idea.
Voto: 7
Lavinia Torti