Birdman
08/02/2015
di Alejandro Gonzalez Iņarritu
con: Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Emma Stone, Naomi Watts

Stanco di essere conosciuto solo per il successo ottenuto nei panni di un supereroe pennuto l’attore Riggan Thomson decide di darsi al vero teatro e di essere riconosciuto sui palcoscenici di Broadway con un proprio adattamento teatrale da Carver. Iniziano così i travagli che precedono la Sera della Prima, i dubbi e le angosce, le crisi artistiche e umane. Lo straordinario, caleidoscopico film di Iñarritu si tuffa in questa frenesia, dove il Teatro è ancora una volta gioco di realtà e finzione, segue le avventure dello sbandato gruppo, i contrasti con un attore capriccioso e vanesio, le falsità di chi decreta il successo. E sempre mescolando verità e finzione, con ironia (e autoironia da parte del protagonista Michael Keaton) trasforma Batman in Birdman.
Ma ciò che veramente trionfa nel film, in corsa per l’Oscar con 9 candidature, è la travolgente, vertiginosa regia: quasi un unico, folle, stordente piano sequenza che entra ed esce dai camerini, sul palcoscenico, nelle strade, vola sui tetti, plana, confonde, rapisce in un delirante capogiro. Così come entra ed esce dalla vita al teatro e dal teatro alla vita.
Dirompente, enfatico, sopra le righe, il film si interroga sul successo, e ancor più sul consenso. “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” è il titolo dello spettacolo che Thomson vuole portare in scena, in un mondo in cui l’amore è confuso ormai con l’approvazione.
Birdman, come un alter ego, compare alle spalle di Thomson opprimendolo con la sua mai cancellata, persistente ombra, commentandogli la vita, suggerendogli le scelte e il finale. Finale che, purtroppo, il film stenta a trovare, cercando l’allegoria: unica pecca in un film destinato a lasciare il segno per l’originalità della sua cifra stilistica.
Cast da applauso e gioia visiva.
Voto: 7,5
Gabriella Aguzzi

Un bel film come pochi se ne vedono.
Iñárritu gioca a fare Altman riuscendoci benissimo.
I lunghi piano sequenza portano lo spettatore dentro la pellicola insieme ai suoi interpreti, su quel palcoscenico, nel punto esatto e al momento esatto in cui Iñárritu vuole che sia.
Birdman è un'irriverente e cruda disamina sulla società dei new media, sulla fragilità dell'essere effimero, creato e non generato.
Una denuncia su quanto e come la celebrità marginalmente meritata possa essere fuorviante e distruttiva al punto da inficiare i nostri più intimi rapporti umani.
La costante presenza di una sapiente base ritmica, donata alla pellicola dalla batteria di Antonio Sanchez, accompagna la metanarrazione filmica rendendola sempre briosa, a volte garbatamente e moderatamente ansiogena.
Nel finale che molti ha lasciato perplessi, si può intravedere un poetico ammiccamento al neorealismo di De Sica e credo sia stata una scelta azzeccata per concludere un film così coraggioso e sopra le righe.
C'è da dire, in merito al discusso finale, che ne era prevista un'altra versione.
Lo spettatore sarebbe stato trasportato da un interminabile piano sequenza che seguendo il volo di Riggan lo avrebbe riportato al camerino delle prime scene.
Lì, un Johnny Depp oramai in declino, si aggiusta il parrucchino di Riggan seduto davanti allo specchio, alle sue spalle il poster di "Pirati dei Caraibi" e la voce di Jack Sparrow che gli parla nella mente in una sorta di loop che si ripropone all'infinito e da cui è impossibile sfuggire.
Quelle che sarebbero dovute essere le scene del vero finale, vennero però eliminate per dare spazio ad una conclusione meno pessimistica, Iñárritu in un'intervista descrisse quelle scene come "imbarazzanti e pessime".
La sapiente fotografia di Emmanuel Lubezk esalta le magistrali interpretazioni di un bravissimo Keaton e di un sempre più bravo Norton.
La sceneggiatura dello stesso Iñárritu, coadiuvato da Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo, rende questo film assolutamente piacevole, responsabilmente provocatorio, coraggiosamente sperimentale.
Il montaggio consegnato alle sapienti mani di Douglas Crise ( Good Night, and Good Luck, Ocean's Twelve, 21 grammi ) conferisce all'intero film una dinamicità e una fluidità narraitiva complessa che accompagna lo spettatore tra realtà vissute sul palcoscenico e recite interpretate nella vita di tutti i giorni.
Nel complesso trovo sia una pellicola che merita ampiamente i numerosi premi già ricevuti e le numerose nomination.
Voto: 9
Ugo Casiraghi Gatti