La Macchinazione

23/03/2016

di David Grieco
con: Massimo Ranieri, Libero De Rienzo, Matteo Taranto, François-Xavier Demaison

Provocatore e anticonformista troppo scomodo, Pier Paolo Pasolini, dotato di impressionante lucidità nella sua analisi della società e nella denuncia delle ingiustizie che la caratterizzavano. Grieco gli rende omaggio con un film interessante, incentrato sulla trama ordita ai danni dell’autore per toglierlo di mezzo e  mettere così a tacere la sua voce fuori dal coro.
Benché privo di commissari che indagano e di scene d’azione, “La macchinazione” rivela una certa affinità col poliziesco all’italiana degli anni Settanta: intrighi che riguardano le alte sfere, un senso di minaccia incombente, e un cast con figure lombrosiane che rubano la scena. La crudezza di alcune sequenze ci ha ricordato, con i dovuti distinguo, quella del finale di “Avere vent’anni” (1979), film non proprio imperdibile di Fernando di Leo, un maestro del genere sopracitato: anche lì in primo piano un delitto agghiacciante perpetrato da alcuni poco di buono, ispirato al “massacro del Circeo”; un altro misfatto compiuto nel 1975, come l’omicidio di Pasolini, su cui parimenti si deve fare ancora luce.
Sarebbe ingeneroso non citare la bravura di Massimo Ranieri (e la sua somiglianza sorprendente con Pasolini), che veste i panni dello scrittore mettendone in risalto anche gli aspetti più umani, come il fortissimo legame con la madre, e controversi (l’attrazione verso i giovani e la relazione con Pino Pelosi). Tuttavia, come dicevamo prima, a rimanere impressi nella memoria sono, nostalgicamente, soprattutto i poco raccomandabili Libero De Rienzo e Matteo Taranto e i loro compari, che – pur con un eccesso di “romanità” e con una tipizzazione a un passo dalla macchietta –  riportano sul grande schermo i malfattori che caratterizzavano i “poliziotteschi” dei bei tempi andati.

Voto: 8

Andrea Salacone