Il Condominio dei Cuori Infranti
13/04/2016
di Samuel Benchetrit
con: Isabelle Huppert, Gustave Kervern, Valeria Bruni Tedeschi, Michael Pitt
Storie di ordinaria solitudine che diventano straordinarie quando si incrociano e si accompagnano, nei modi più assurdi, con la desolazione di un’altra solitudine. Il titolo italiano, Il Condominio dei cuori infranti, è più poetico e suggestivo, anche se trae in inganno facendo pensare a vicende d’amore, e subito si focalizza sull’unità di luogo, uno grigio casermone della banlieue parigina, che raggruppa queste stralunate schegge di vita. Il titolo francese, Asphalte, fa pensare alla pesantezza dell’anonimato triste e incolore che le uniformizza. Che vi piaccia o no la sua traduzione, resta il fatto che il film è un gioiellino, tra i più preziosi della Stagione, sospeso tra l’assurdo e il magico, tra l’angoscia e il sorriso, tra la commozione e i graffi dell’ironia. Da non perdere per nessuna ragione.
Un astronauta in missione segreta che si perde e finisce per sbaglio nell’appartamento di una donna araba con figlio in carcere, un condomino in sedia a rotelle che esce di sera per non mostrare agli altri condomini che prende l’ascensore contro la cui sostituzione ha votato e che in cerca di cibo raggiunge le macchinette automatiche dell’ospedale dove incontra un’infermiera a cui si spaccia per fotografo del National Geographic dopo aver visto in TV I Ponti di Madison County, un ragazzo che si ritrova per dirimpettaia un’attrice in declino e ne dirige il provino.... Storie assurde, incroci che piombano dal cielo come l’astronauta fuori luogo, incomunicabilità che finiscono per tradursi in dialoghi improbabili, in contatti rapidi che danno un improvviso calore nella piatta desolazione in cui sono avvolti. Si passa dai momenti esilaranti in cui l’astronauta e la sua improbabile ospite siedono davanti a un telefilm a quello struggente in cui intrecciano insieme una canzone come una madre e un figlio che forse hanno più da dirsi di quelli della realtà quotidiana a cui si farà ritorno.
E intorno a loro grida e lamenti come di fantasmi, o forse qualcosa di molto più comune, semplice e squallido. Il tentativo di afferrare un brandello di romanzo a sprazzi, a barlumi, di intravvedere la poesia, o il miracolo, dove tutto è banale e dove la tristezza si fa pesante se non è condivisa.
Questo gelo del cuore, questo cercarsi e sfiorarsi è raccontato con la leggerezza, i paradossi, perfino il nonsense, con una fantasia incantata tra i più inverosimili dettagli.
Voto: 8
Gabriella Aguzzi