Lui è tornato

04/06/2016

di David Wnendt
con: Oliver Masucci, Fabian Busch, Katja Riemann, Christoph Maria Herbst

Non è passato un solo secolo e già la caricatura – più o meno seria – ha invaso la letteratura cartacea, mediatica e cinematografica, di tutte le classi sociali, di tutti i continenti. “Lui è tornato” è la perfetta rappresentazione di quella società che guarda al passato col sorriso perché il futuro è troppo preoccupante.
Crisi umanitarie, monetarie, sociali, valoriali rappresentate da una parodia che sa di orrido non tanto per il contenuto quanto per la mancanza di contenuti critici a monte.
La trama è semplice: per motivi non chiari Hitler risorge nella società di oggi, fa quello che sa fare meglio cioè essere se stesso, in una ideale odierna e allo sbando Germania che non può far altro che dargli credito e il tutto finisce in uno splendido politicamente corretto, per non offendere i soliti noti.
Ciò che emerge è quindi una caricatura della sofferenza che la Germania ha patito. Traspare un popolo di sempliciotti orientati all’estremismo, ultra nazionalisti, orientati al patriottismo sfrenato e pronti a dare tutto il credito possibile a chi, come Hitler propone soluzioni economiche del tutto inattuabili, a discapito della loro/nostra democrazia.
Il film è figlio di un libro, che è stato uno dei best seller tedeschi del 2015; in Europa non ha avuto un enorme successo, forse anche grazie al fatto che nel resto del mondo Hitler è visto come un problema sotto ogni punto di vista – cosa che non confermano tutti i cittadini tedeschi o austriaci naturalizzati.
La mancanza di questa certezza a livello trasversale è uno dei punti di pregio del film ma allo stesso tempo è un problema enorme per il nostro continente.
Per quanto riguarda il film in sé si può classificarlo come una commedia: il contesto cucito intorno al protagonista è del tutto umoristico, quasi grottesco, cautamente enfatizzato per dare risalto alle proposte assurde che vengono presentate.
Tutto sommato è un buon spunto per riflettere sulla decadenza del vecchio continente; sulle costanti derive politiche e la sempre più presente massiccia componente di rabbia silenziosa nel popolo.

Voto: 6,5

Francesco Cantù