Amore bugie e calcetto
03/05/2008
di Luca Lucini
con: C. Bisio,A. Finocchiaro,F. Nigro,C. Pandolfi,G. Battiston

A
dispetto del titolo un po' sciocchino, anche se
perfettamente pertinente ai temi trattati, “Amore,
bugie e calcetto” non è un film stupido.
Scandito dagli incontri di calcetto, dura una
stagione d' amori, incomprensioni e bugie piccole
e grandi, che un certo buonismo di fondo tende
ad appianare, ma senza scadere nel lieto fine
incondizionato:se tutto alla fine “quadra”,
è solo per una stagione, ma i nodi son
sempre pronti a tornare al pettine.
Protagonisti, i componenti di una squadretta amatoriale
di calcetto, con le vicende economiche e sentimentali
che finiscono col tormentare le loro prestazioni
in campo. C'è Vittorio “il Condor”
(Claudio Bisio), attaccante a dispetto dell'età
e del cuore, che deve giostrarsi tra la ditta
sull'orlo del collasso, il viagra per mantenersi
all'altezza della giovane fiamma Viola (Chiara
Mastalli) e l'ex moglie Diana (Angela Finocchiaro),
dottoressa per niente rassegnata a far spazio
ai giovani; c'è Adam, il portiere (Andrea
Bosca), figlio di Vittorio ed ex ragazzo proprio
di Viola, vive “in difesa” cercando
di non assomigliare al padre, ma una notte ha
un'avventura con Martina (Marina Rocco), la ragazza
di Piero “il Precisetti” (Andrea de
Rosa), difensore maniaco degli schemi e della
pianificazione che scoprirà di essere padre
(....) e d'avere una vena da fantasista dell'attacco;
c'è infine Lele (Filippo Nigro), mediano
che corre, corre...anche nella vita, dove si ritroverà
a fare da papà casalingo per non perdere
l'amore della moglie frustrata Silvia (Claudia
Pandolfi). Completano la squadra il carognesco
Filippo (Pietro Sermonti), il Venezia (Max Mazzotta),
che può entrare in campo solo a risultato
sicuro, e il Mina (Giuseppe Battiston), giornalista
fallito, panchinaro specialista sulle punizioni,
“mister” e voce narrante.
Il film così ha l'accento milanese, il
tono agrodolce e “vero” (dice molto
di più sulla precarietà, senza darlo
a vedere, di quell'idiozia di Virzì) e
la caratterizzazione precisa di certe commedie
anni '80 su cui un Bisio o una Finocchiaro si
son fatti le ossa.
E gli attori sono la forza del film, al di là
di una sceneggiatura (di Fabio Bonifacci) molto
precisa, capaci di dare realtà anche alle
situazioni più facili ed esagerate, divertenti
ma con aplomb, perfettamente in ruolo ed affiatati.
Occhio comunque alla regia, mai banale ( e con
le commedie è facile esserlo): guardate,
ad esempio, come la telecamera si muove freneticamente
e fuori fuoco quando il rapporto tra Lele e Silvia
è traballante, per stabilizzarsi man mano
che il loro matrimonio viene, appunto, messo a
fuoco.
È solo una commediola, ma piacevole e ben
riuscita, con un tocco quasi inglese: non è
poco.
Voto: 6,5
Elena Aguzzi