C'erano
una volta le Commedie Sofisticate: erano vicende
sentimentali raccontate con brio, dialoghi scoppiettanti,
un paio di gag apertamente comiche e un lieto
fine inevitabile in cui il giovanotto finiva tra
le braccia della ragazza che dapprima aveva trovato
insopportabile ed ostile. Raccontate così
sembrano delle idiozie, invece sono state il sale
e il pepe del cinema anni '30-'40, anche grazie
a registi quali Howard Hawks, Frank Capra, Ernst
Lubitsch o George Cukor. Interpreti prediletti
Cary Grant, Clark Gable o Gary Cooper. Con il
dopoguerra il genere tramontò, per ritornare
meno raffinato ma sempre divertente agli inizi
degli anni '60 grazie alla faccetta antipatica
e al brio comico di Doris Day.
Era quindi inevitabile che George Clooney, conclamato
erede di Grant-Gable-Cooper, e Renée Zellweger,
che più che una versione aggiornata della
Day sembra la sua copia carbone, finissero con
l'incontrarsi e recitare, per l'appunto, in una
commedia sofisticata.
Dove non ci sono regole non è tanto nell'amore
(dove, effettivamente, ogni colpo basso è
permesso...) quanto nel football: è infatti
il 1925, e il football professionistico non è
altro che un rotolarsi in campetti di provincia,
sotto lo sguardo attonito di una mucca, tirandosi
gomitate e calci, nascondendo la palla agli avversari
e ogni altro genere di scorrettezza pur di arrivare
vincitori, seppure ci sia ben poco da guadagnare
e le squadre falliscano a metà stagione.
Il football dilettantistico universitario, invece,
richiama migliaia di spettatori, soprattutto se
a giocare è Carter “il proiettile”
Rutheford, bravissimo in campo e pure eroe di
guerra.
Sulle tracce del Proiettile si mette la solita
giornalista in caccia di scoop: deve fargli confessare,
smascherandolo poi pubblicamente, che in guerra
non ha commesso alcun atto eroico. Senonché
i passi di miss Lexie Littleron e di Carter Rutheford
si incrociano nello stesso momento che tra loro
piomba Dodge Connoly, vecchio giocatore di football
che, per salvare la propria squadra dal fallimento,
ingaggia Carter. Successo straordinario dei Duluth
Bulldogs, ma complicazioni, anche sentimentali,
in vista. Perché di Lexie si innamorano
sia Carter che Dodge, perché Carter confessa
a Lexie la verità, perché arriva
un commissario allo sport che comincia a imporre
regole al football, perché Carter firma
per gli avversari più temibili dei Duluth....
Chi vincerà la partita? E chi la ragazza?
Clooney, nei panni di regista, sceglie uno stile
appunto anni '30: non solo una perfetta e perfettamente
godibile ricostruzione d'epoca (la scelta delle
musiche è degna del miglior Woody Allen...),
ma anche nella scelta di inquadrature semplici,
come nei film appunto di Hawks (sarebbe stato
facile cedere alla tentazione di movimentare di
più le riprese delle partite, invece lui
ha piazzato la telecamera ad altezza di giocatore,
come in una ripresa televisiva d'antan), dando
il compito di ritmare il tutto al montaggio (ovviamente
non frenetico, ma in sincronia con la musica e
le battute), ai dialoghi e agli attori.
Per quanto apprezzabile nei panni di Michael Clayton,
è sui toni brillanti e sofisticati che
Clooney dà il suo meglio, e se i tempi
comici del regista coincidono con quelli dell'attore
il risultato esilarante è garantito. Della
Zellweger abbiamo detto: sembra nata per fare
la parte della bisbetica da domare. Jonathan Pryce
è un viscido agente come solo un inglese
di classe poteva fare e l'ingenuo Carter è
affidato all'emergente John Krasinksi, la miglior
scelta possibile.
Unica pecca: troppo lungo. Le commedie migliori
durano al massimo 90 minuti, qui si sfiorano le
due ore, e alla fine si sentono. Certe situazioni
sono tirate troppo, i dialoghi rischiano di afflosciarsi
e la partita clou si rivela piuttosto ripetitiva
e, per il pubblico europeo, addirittura oscura.
Pazienza, è sempre un piacere, mr. Clooney.
Voto: 7
Elena Aguzzi