
Nella periferia piccolo borghese di Boston scompare una bambina. La madre, si
saprà presto, è una drogatella sgallettata quasi incapace di intendere e volere,
ma la zia incarica una coppia di detective in erba perché affianchi la polizia
nelle indagini contro il tempo (ogni ora che passa, e maggiore è la possibilità
che la bimba muoia o scompaia comunque per sempre): l'inesperienza dei ragazzi è
compensata, infatti, dalla conoscenza del quartiere e di chi vi abita. La
polizia è alquanto cinica riguardo la loro presenza, ma comunque non li
ostacola, e presto si arriva a una possibile pista.... Qualcosa però va storto,
e col procedere della vicenda si alzerà sempre più il coperchio su verità
scomode, pedofili, morti ammazzati, bugie e altre tristezze che lasceranno il
protagonista col dovere di compiere scelte devastanti, e lo spettatore con una
grande amarezza.
Voto: N/A
Anonimo

Non per nulla l'autore della storia è Dennis Lehane, lo stesso di Mystic River,
che ancora una volta ci presenta un mondo cinico, fratricida, dove la scelta
giusta a volte è quella più sbagliata e dove i bambini son sempre vittime. A
dirigere, purtroppo, non è Clint Eastwood, ma un altro attore-regista, Ben
Affleck. Per quanto lontano dal maestro, va però detto che proprio grazie a
questo film toccante è riuscito a passare dalla categoria “un uomo, un perché”
(guadagnata con le sue non brillanti interpretazioni) a quella di “golden boy”
(già attribuitagli in passato per la sceneggiatura da Oscar di “Will Hunting”:
evidentemente è assai più dotato dietro la macchina da presa che davanti).
Qualche rallenty di troppo e il sospetto che sia troppo bravo ragazzo per
affondare completamente i denti nella carne marcia, ma encomiabile per la misura
con cui traghetta la storia, l'abile uso della suspense, lontano da ogni
effettismo hollywoodiano, la precisione con cui sceglie volti e luoghi, il senso
di delusione che sa trasmettere con poche parole e semplici movimenti di
macchina, e la direzione degli attori: tutti quanti dolorosamente, perfettamente
immedesimati coi loro ruoli, ma con una lode particolare al veterano Harris e al
fratellino Casey (lo straordinario Bob Ford di “L'assassinio di Jasse
James...”). Il finale sommesso, in bilico tra ottimismo e angoscia, è merito
tanto di Ben quanto di Casey, col suo inarrivabile sorriso malinconico.
Voto: 7,5
Elena Aguzzi