Animali Notturni
15/11/2016
di Tom Ford
con: Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Aaron Taylor-Johnson, Michael Shannon, Armie Hammer, Laura Linney

I film cominciano dall'inizio. I titoli di testa, con quei corpi deformi, devastati dagli anni, che si muovono al rallenty a passo di danza, ci proietta già in un mondo disturbante che, scopriamo immediatamente dopo, è finzione. Ma la realtà è meno crudele?
Susan è una gallerista affermata, bella, con un marito affascinante e una casa meravigliosa. Ma la casa è vuota e fredda e contro le sue vetrate si schiantano gli uccellini; il marito è fedifrago; e in lei, sopito ma indomito, c'è un senso di colpa che le impedisce di dormire la notte. E proprio nel corso di una notte tutto verrà a galla, mentre scorre febbrilmente le pagine di un romanzo, bellissimo e crudele, inviatogli dall'ex marito. Sullo schermo si sviluppano e dipanano tre piani narrativi: il presente, il passato, il romanzo – e sebbene la storia narrata (tre balordi in autostrada rapiscono la moglie e la figlia di un uomo perbene, con esiti tragici) apparentemente non abbia nulla a che vedere con la vita di Susan, in realtà le farà da specchio.
Il Texas, dove il regista è cresciuto in mezzo al disprezzo del suo borgo selvaggio, fa da sfondo alla vicenda romanzesca, regalando alla pellicola un dolore in più, e una tonalità che rimanda a “Non è un paese per vecchi”; ma, per quanto toccante e appassionante sia la storia scritta dal fittizio Edward, il film non è solo questa vicenda, è soprattutto la vicenda di Susan ed Edward, dei sogni e degli amori perduti, di una redenzione impossibile. La storia incrociata di una vendetta che non dà soddisfazione al vendicatore, ma è semplicemente ineluttabile.
Quando Susan scrive una mail al suo ex, definisce il libro “devastante, profondamente emozionante”: termini che ben si addicono all'opera di Tom Ford. E se col suo primo film, “A single man”, già ci aveva tanto colpiti da farci aspettare trepidanti per sette anni la sua seconda prova, qui non solo si riconferma autore di sensibile talento, ma ci toglie i dubbi sul suo essere troppo “stiloso”. Stavolta, infatti, non vi è nulla di forzato, non un'inquadratura di troppo, non una sola ricercatezza fine a se stessa. La forma, impeccabile ma sobria, rispecchia perfettamente il contenuto e si adatta ai diversi piani narrativi senza stridori di sorta, la cinepresa è sempre vicinissima al volto e agli occhi dei suoi protagonisti, i dialoghi sono essenziali, i salti temporali e narrativi si fondono con precisione. E gli attori, che Ford filma e dirige in maniera superba, sono una forza in più. Amy Adams e Jake Gyllenhaal fanno a gara di sensibilità, passando senza trucco da un'epoca a un'altra, da un personaggio a un altro ( e Gyllenhaal con la sua sola presenza ci proietta un po' nel cuore di Brokeback Mountain), riempiendo col loro sguardo pagine di parole non dette; Taylor-Johnson è inquietante, la Linney lascia il segno con una sola scena e Michael Shannon giganteggia su tutti col ruolo di poliziotto giusto ed onesto al punto di andare oltre la legge: si prepari all'oscar come miglior attore non protagonista.
Freddo e al contempo emozionante e doloroso proprio come una vendetta, è senz'altro uno dei migliori film dell'anno, anzi del decennio. Il tempo ci dirà se è lecito usare il termine “capolavoro”, ma la tentazione di definirlo tale già da ora è molto forte...
Voto: 8
Elena Aguzzi