Non è un paese per vecchi

03/05/2008

di Joel e Ehtan Coen
con: Josh Brolin,Tommy Lee Jones,Javier Bardem

Il cinema dei fratelli Coen ha due anime: una irridente e grottesca, che si innesta su storie noir per smitizzarle e decostruirle; una apertamente dark, dove l'umorismo diventa estremamente nero e sottile, finendo con l'amplificare anziché addolcire il disperato e inevitabile avanzare del fato. La seconda è la vena indubitabilmente migliore, e “No country for old men” ne è uno degli esemplari più fulgidi.
Era inevitabile che i Coen finissero con l'adattare il capolavoro di Cormac Mc Carthy, sia per il materiale narrato (un onest'uomo si trova tra le mani 2 milioni di dollari e non resiste alla tentazione di portarseli via, finendo così inseguito sia dalla giustizia che, più pericolosamente, da un killer psicopatico e spietato), sia per i temi sottostanti (il vano tentativo di resistere retti e forti contro un mondo che va in pezzi), sia per il tono, violento e insieme ironico, della narrazione, senza considerare il fatto che i fratelli sono pure texani. Era anche prevedibile che l'adattamento sarebbe stato un successo, ma non era altrettanto scontato che riuscisse in modo così perfetto, asciutto, pungente, toccante, emozionante, senza un solo volto o parola o inquadratura di troppo o di sbagliato. E' vero che ho visto qualche collega perplesso sulla conclusione, ma probabilmente perché, dopo due ore di attesa di qualcosa di più ovvio e rassicurante, riesce a lasciare sbalorditi e amareggiati, con gli avvenimenti più tragici lasciati fuori scena, quasi all'interpretazione libera dello spettatore, mentre quel che resta di sicuro in mano è la constatazione che la realtà si fa sempre più brutale e inspiegabile, che questo mondo non è posto per vecchi
Non si può però parlare del film senza parlare degli interpreti, non per il semplice fatto che sono “bravi”, ma perché incarnano non solo il loro personaggio ma un punto di vista della storia, una chiave di regia. Il “buono” (tra virgolette non perché non lo sia totalmente, ma perché anzi ne è il prototipo), lo sceriffo Bell, ha le rughe profonde del texano Tommy Lee Jones: rude e malinconico, idealista e disincantato è il vecchio saggio che cerca di contrastare la malvagità e non può che riderne incredulo (“Hanno arrestato due tizi che tenevano una pensione per vecchi, li uccidevano e seppellivano in giardino per intascarne la pensione: prima li torturavano anche, non si sa perché. Li hanno scoperti perché un vicino si è insospettito a vedere un vecchio che fuggiva con indosso solo un collare per cani. Scavare in giardino non era abbastanza appariscente”), e noi la storia la vediamo coi suoi occhi, assistiamo impotenti al tempo che passa e al mondo che peggiora. La via di mezzo, il povero Moss che crede di poter dare un futuro migliore alla moglie e finisce braccato, è Josh Brolin, volto più da comprimario che da protagonista, ruvido e saggio che commette una sola pazzia sapendo di farla e dovendo poi passare tutto il tempo a cercare di aggiustarla, come il più classico dei personaggi noir alla Robert Mitchum: attraverso di lui il pubblico tiene sveglia la speranza. Il “cattivo”(stesso discorso fatto per il termine “buono”), il misterioso Anton Chigurh, è Javier Bardem: nero, freddo, spietato, folle, non si sa da dove viene, come il Male di cui è la beffarda incarnazione non ha origine ed è inarrestabile: solo Bardem poteva riuscire a dare un fisico e quasi una psicologia a un personaggio più metaforico che realistico, a renderlo terrificante. Quarto personaggio, il paesaggio, sia quello arido e inospitale del Texas di frontiera, sia quello anonimo e squallido delle roulotte e dei motel.
Angosciante ma leggero, lineare ma ellittico “Non è un paese per vecchi” è un film da non perdere, e non solo per i fans dei geniali fratelli.

Voto: 9

Elena Aguzzi