
La fatica fisica di scovare e scavare il petrolio, il rischio, la melma, lo
sporco oleoso che impregna abiti e pelle; e la sua fiamma devastante,
l'ossessione divorante che procura. Gli affetti famigliari e i contrasti
famigliari, tra padri, figli, fratelli, falsi padri e falsi fratelli. E poi il
fanatismo religioso, il dolore, il denaro, la competizione, il tradimento, i
delitti. Perché ci sarà sangue.
Incredibilmente distribuito dalla Walt
Disney, “Il petroliere- There will be blood” è l'ultimo film di Paul Thomas
Anderson, ed è bellissimo.
Inizialmente, il regista sembra mimetizzarsi
dietro una regia sontuosamente “tradizionale”, dove la profondità di campo scava
nel paesaggio come le trivelle, come scava nei sentimenti contraddittori del
protagonista con primi piani illuminati spietatamente dal sole o che affiorano
caravaggescamente dalle tenebre dei pozzi e della notte (splendida la fotografia
di Robert Elswit). Poi lentamente il tocco personale viene a galla attraverso
l'anima oscura dei personaggi, le coincidenze, i doppi, gli inganni, la passione
che diventa avidità e l'avidità follia.
Eppure la storia è talmente semplice
e lineare che non può nemmeno essere raccontata: un cercatore di petrolio mette
le mani su un terreno estremamente produttivo e si trasforma in uno spietato e
isolato magnate. Non è una caso che sia stato girato sugli stessi luoghi de “Il
gigante”, ma la differenza di spessore si può riassumere tutta nell'inquadratura
del volto di Daniel Plainview che si illumina famelico e febbricitante di fronte
all'incendio del pozzo.
Se tutto il reparto tecnico è da elogio (oltre alla
citata fotografia, le scenografie di Jack Fisk e l'insolita colonna sonora di
Jonny Greenwood) e l'intero cast funziona, Paul Dano è semplicemente perfetto
nel ruolo ambiguo del predicatore, mentre di fronte alla bravura di Daniel
Day-Lewis ci si può solo inginocchiare commossi: forse solo nella scena finale
cede alla tentazione del grottesco e strafà, ma senza di lui il film avrebbe
perso la sua linfa vitale e sarebbe nato morto. Con tutto il rispetto per
Francesco Pannofino, che gli presta ottimamente la voce nella versione italiana,
di fronte a prove di questo livello ci rammarichiamo per la mancanza di
abitudine da parte dei nostri distributori di far circolare alcune copie solo
coi sottotitoli.
Voto: 9
Elena Aguzzi