Barriere

24/02/2017

di Denzel Washington
con: Denzel Washington, Viola Davis, Stephen Henderson, Jovan Adepo

Tra i vari candidati agli Academy Awards di quest’anno spicca anche ‘Barriere’, traduzione più metaforica del titolo originale ‘Fences’ (recinti, ndr.), film diretto ed interpretato da Denzel Washington tratto da un riadattamento dell’omonima opera teatrale di August Wilson, fra l’altro già messa in scena a teatro dallo stesso cast del film.
‘Barriere’ è la storia della famiglia Maxson ma è anche uno spaccato della società di colore nella difficile Pittsburgh degli anni ’50; Denzel Washington rispecchia le alte aspettative nell’interpretare Troy Maxson, capofamiglia dalle diverse sfaccettature che emergono insieme allo sviluppo stesso del film, dimostrando i pregi ed i difetti dell’uomo che ha passato tutta la vita a lavorare come netturbino per poter mantenere la propria famiglia. Ma sono proprio i sacrifici di apparente altruismo di Troy che fanno trasparire un immenso egoismo soprattutto nei confronti della moglie Rose (Viola Davis) e del figlio Cory (Jovan Adepo). Il film si svolge quasi tutto nel cortile della casa della famiglia Maxson, in cui Troy sta costruendo un recinto (da cui il titolo del film) su richiesta della moglie ma insieme alla ‘barriera’ che gli ha richiesto Rose, Troy sta anche costruendo delle barriere attorno a se stesso come se si trovasse in un ring di pugilato ad affrontare la morte, spesso protagonista dei suoi racconti, o più verosimilmente se stesso. Con il passare del tempo infatti Troy si isolerà dai figli, dalla moglie e dall’amico Bono (Stephen Anderson), l’ultimo legame di Troy con il mondo esterno.
È interessante l’ambiguità del film nello sviscerare il protagonista: Troy Maxson è un crudele egoista o un semplice uomo contraddistinto da determinati pregi e difetti? Il film non ci dà  una risposta precisa in quanto sta allo spettatore completare l’analisi del personaggio.
L’evidente punto di forza del film sta nelle notevoli performance di Denzel Washington (in corsa per un possibile terzo Oscar) e Viola Davis (candidata all’Oscar come Miglior Attrice non protagonista); proprio queste performance rischiano di essere l’unico ricordo di un film che non lascia più di tanto, forse complice la quasi totale assenza di scorrevolezza nello sviluppo della trama. Un difetto abbastanza evidente del film è infatti la gestione un po’ confusa dei tempi in quanto la sua struttura puramente dialogica funziona bene a teatro ma, per quanto ispirata, non rende altrettanto bene sul grande schermo. In sunto, film non per tutti, da vedere se interessati alle performance attoriali dei due protagonisti, altrimenti meglio a teatro.

Voto: 7

Giovanni Favaretto