L'ultima missione

03/05/2008

di Olivier Marchal
con: Daniel Auteuil

In un film americano avrebbero spiegato lungamente cosa ha reso il poliziotto Louis Schneider un uomo finito e dedito all’alcol e il suo legame con un tragico fatto di cronaca del passato che oscuramente ritorna a galla. Ma ad Olivier Marchal, nuovo artista del poliziesco francese che con “L’Ultima Missione” firma un film splendido, il suo più bello e disperato, bastano un folgorante inizio, pochi flash back che tornano a guisa di inquietanti fantasmi, una scena di misurata e struggente malinconia (la visita alla casa di ricovero della moglie) e l’espressione intensa e distrutta di uno straordinario Daniel Auteuil che, trasandato e sfatto, ma testardo, offre qui la sua interpretazione più memorabile.

“L’Ultima Missione” racconta e lega, in una soffusa angoscia, fatti criminosi del passato e del presente: un assassino stupratore torna in libertà perché mutato e corretto dagli anni di prigione (ma non c’è, non esiste redenzione), mentre uno psicopatico uccide e sevizia svariate donne. E il poliziotto dalla vita distrutta, che non ha mai giocato secondo le regole, cerca di dare a tutto una ragione, scontrandosi solo con un’altra violenza ingiusta, quella della polizia che tutto insabbia.
La narrazione procede alternando l’azione dell’indagine e il desolato mondo di poliziotti e vittime, affidata agli accostamenti del montaggio e all’intrusione rapida dei flash back, e se Marchal ha saputo dare nuova vitalità ad uno dei generi più emblematici del genere francese, la chiave è da trovare nello struggimento che ha voluto imprimergli attraverso storia e personaggi.
Alla fine passato e presente, colpe e ombre perenni, rimorsi e solitudini (dagli animali delle vittime alla ragazza che ha visto uccidere i genitori e vivrà per sempre nella scia di questo crimine) restano accomunati da un impotente nulla a cui rispondere solo con lo stordimento della bottiglia. O forse la soluzione sta nella MR73, il revolver a 6 colpi in dotazione alla polizia negli anni 70 (da cui il titolo originale del film). E ancora una volta Schneider farà a modo suo.

Voto: 8

Gabriella Aguzzi