Assassinio sull'Orient Express
28/11/2017
di Kenneth Branagh
con: Kenneth Branagh, Penčlope Cruz, Willem Dafoe, Johnny Depp, Judy Dench, Derek Jacobi, Michelle Pfeiffer, Daisy Ridley

Davvero i piatti della Bilancia della Giustizia sono perfettamente simmetrici? Il Giustiziere di uno Stragista o di un Assassino efferato va giudicato alla stessa stregua della sua terribile vittima disonorata? Ecco: questo è sostanzialmente il dilemma che irraggia (con l'effetto strepitoso di una Supernova) assistendo alla prima stampa romana di "Assassinio sull'Orient Express", dal romanzo omonimo di Agatha Christie, in uscita nelle sale dal 30 novembre. Un film molto bello, intenso e di ottima fattura: il tema di sottofondo è del tutto attuale, nell'eterna guerra di parole tra giustizialismo ed equo giudizio. E non poteva essere altrimenti, visto il cast strepitoso messo in scena dalla regia di Kenneth Branagh (nella parte principale di uno strabiliante Hercule Poirot) con, tra gli altri, Johnny Depp, Daisy Ridley, Michelle Pfeiffer, Penélope Cruz, Willem Dafoe. Praticamente perfetto nella cifra stilistica e del tutto conforme al suo genere cinematografico, il film parte in modo folgorante dal Muro del Pianto dove alcuni soldati conducono, in una sorta di giudizio sommario davanti a un tribunale del popolo, un prete, un rabbino e un imam rappresentanti in terra del Dio unico, eppure così diverso.
Apparentemente, sopra di loro gravita un potere temporale dispotico e tiranno che le piega e le strumentalizza in funzione delle proprie esigenze. Solo Poirot, forte solo del suo famoso bastone e di un intuito fuori dall'ordinario, sa compiere il miracolo di penetrare e renderne inoffensivo il suo laico rappresentante, impugnando una sorta di metaforica Spada nella Roccia. La trama del giallo prende spunto da un terribile fatto di cronaca americana del 1932, ovvero il rapimento e l'omicidio di Baby Linderberg, figlio del famoso aviatore Charles Augustus che nel 1927 aveva compiuto la leggendaria impresa di sorvolare in solitario l'Oceano Atlantico. Nel film, invece, la piccola vittima è una bambina, Daisy Armstrong, figlia di un colonnello americano eroe di guerra. Gli interni dell'affascinante treno a vapore dell'Orient, con i suoi vagoni in legno pregiato e porcellane più preziose di quelle del Titanic, sono ricostruiti nei minimi, finissimi dettagli, come la coppia di uova di Poirot che non sono mai identiche tra di loro perché madre natura fa solo pezzi unici, malgrado la sua apparente matrice seriale che non regge all'analisi dell'occhio esperto e della scienza, come ci insegna il numero di incredibili combinazioni del codice genetico di ciascuno.
Così, che cosa accade quando tutti sembrano a un tempo colpevoli dell'omicidio di colui (J. Depp) che si scoprirà l'autore del terrificante infanticidio? E qui, in effetti, la mano della regia disegna con grande cura il complesso dei pregiudizi che governano la collocazione delle diverse razze ed etnie umane, con particolare riferimento ai loro luoghi di nascita: la Russia, il Sud America, gli States multietnici, l'Italia e la Germania. Una a una cadono le maschere e tutto sembra convergere verso il focus del volto ricercato, del suo atteggiamento stupito nell'essere rivelato.
I numerosi colpi di lama inferti al colpevole sono l'immagine autoptica di un raptus di follia, o rappresentano una sorta di rituale magico per trasferire nel singolo fendente l'ossessione e la gravità marmorea del corpicino morto? Precipiterà la pesante locomotiva a vapore travolta dalla valanga, o uomini coraggiosi e incuranti del pericolo riusciranno a rimetterla sui binari, come la vita sconvolta alle fondamenta dei protagonisti? Chi vedrà saprà, facendo il verso a un famoso detto.
Voto: 8
Maurizio Bonanni

Kenneth Branagh si rivela il vero grande talentuoso mattatore di questa ennesima, ma assolutamente interessante, rivisitazione cinematografica del best seller di Agatha Christie “Murdered on the Orient Express” pubblicato in Inghilterra il 1 gennaio del 1934 da quella che fu un’importantissima casa editrice britannica specializzata in novelle e racconti di crimini, in particolare “new crime books”, ovvero la “Collins Crime Club”.
Sono passati 84 anni, e la narrazione, seppur con una sceneggiatura rivisitata e resa aderente ai giorni nostri, rimane catturante e ipnotizzante come un vero giallo deve essere.
Il film è da vedere, su questo non ci sono dubbi. Gli attori sono tutte delle star strepitose ed arcinote nel modo della settima arte, e ognuna di loro interpreta la relativa parte con un’efficacia recitativa da standing ovation. Tenere insieme un’intera squadra di fuoriclasse per vincere la Champions, non è impresa facile per nessuno. Qui il risultato è eccellente, e anche di questo il merito non può che andare a Branagh.
La fotografia è veramente bellissima e i paesaggi risultano molto aderenti ad una narrazione “gelida” e intelligente. La colonna sonora è poderosa e sintonica con il susseguirsi delle scene e con i ripetuti ed incalzanti flashback, e si conclude con il bellissimo “Never Forget” cantata da Michelle Pfeiffer in onore di Kenneth Branagh. Ed anche per questo il film è da vedere.
Dicevamo di Kenneth Branagh, grandissimo attore teatrale shakespeariano di eccellente talento, che nel film riveste i tre ruoli più importanti: produttore, sceneggiatore, regista. E questo basta per comprendere il peso nel film di questa vera grande star cinematografica e teatrale. Un film che per certi versi appare allo spettatore come una rappresentazione teatrale proiettata in una sala cinematografica. E anche questo ci sta, considerata la formazione culturale e artistica di Branagh.
Dopo un incarico a Gerusalemme portato a termine con grande successo, Hercule Poirot (Kenneth Branagh) decide di riposare un po’ concedendosi una breve vacanza. Quale migliore occasione che chiedere al suo amico e ammiratore Bouc (Tom Bateman), direttore dell’Oriente Express, di prenotargli un posto sul famosissimo treno? Durante il viaggio viene commesso un omicidio. Lo stesso Bouc prega Poirot di risolvere il caso prima che intervenga la polizia locale e possa incolpare uno qualunque dei passeggeri, magari mosso da pregiudizi razziali. Subito dopo l’assassinio, il tremo rimane bloccato in un altissimo ponte in legno sospeso in una scarpata impressionate. Il nostro detective avrà tutto il tempo per trovare l’assassino, prima che arrivino i soccorsi per liberare il treno dalla neve. L’indagine è incalzante, avvincente, intrigante, perspicace, come in tutte le storie di Agatha Christie. Ma questa è un’altra storia da vedere nelle sale cinematografiche perché il finale, come in tutti i romanzi gialli, è sorprendente, anche per il lettore che avrà già letto il romanzo originale, anche per lo spettatore che avrà visto una precedente produzione cinematografica.
Voto: 7,5
Andrea Giostra