Babel
16/05/2008
di Alejandro Gonzales Inarritu
con: Brad Pitt,Cate Blanchett,Gael garcia Bernal, Adriana Barraza,Rinko Kikuchi
In Marocco, due pastorelli giocano con un fucile per scacciare gli sciacalli, ma una pallottola si conficca nella spalla di una turista americana in crisi matrimoniale. I figli della coppia, a San Diego, seguono la tata messicana oltre il confine per partecipare a una festa di nozze: il rientro sarà alquanto difficile. Intanto, in Giappone, seguiamo le sfortune sessuali di una ragazza sordomuta (il cui padre è il proprietario del fucile finito in Marocco).
Le storie non si intrecciano, ma si rimandano, sfasate di pochi giorni, o ore, le une dalle altre.
Firma inconfondibile, quella di Alejandro Gonzales Inarritu e del suo sceneggiatore Guillermo Arriaga, autori degli straordinari “Amores Perros” e “21 grammi”.
Solo che qui il gioco a incastri e gli sbalzi temporali riescono meno bene. Funzionano perfettamente le due storie “principali”, che vedono protagonista la famiglia Jones. Il deserto marocchino e quello messicano stringono vicende di drammi famigliari che iniziano e si prolungano oltre la vicenda, già di per sé crudele, della pallottola vagante, la cinepresa sta addosso alle rughe e agli sguardi dei vari personaggi, i bambini sono destinati a perdere l’innocenza ( e anche la vita), gli adulti la propria sicurezza e i propri affetti ( o forse li ritroveranno?).
Appiccicata in modo pretestuoso e troppo esile è invece la vicenda giapponese, molto valida registicamente, ma troppo scollegata e, francamente, alquanto noiosa: si ha il sospetto che il regista avesse tra le mani una storia che riteneva interessante, ma che questa non gli reggesse un film da sola, e l’abbia così a forza inserita nella trama generale, anche per mantenere la “regola del 3” e amplificare l’idea di fondo della “babele” di suoni e volti che restano, alla fine, isolati. Se invece avesse concentrato maggiormente il film, questo ne avrebbe tratto giovamento (anche piattamente dal punto di vista commerciale: meno sottotitoli e una durata contenuta entro le due ore).
Restano, alla fine, il senso di solitudine e dolore. Anche qui però, purtroppo, il regista non scava in profondità, ma procede per accumulo e si resta così ben lontani dalla sofferenza di “21 grammi”: abbiamo solo una fiera della disgrazia che non ci tocca, ma ci lascia freddi, con l’impressione di qualcosa studiata troppo a tavolino per essere autentica. E se ci commuove è solo grazie alla bravura degli interpreti professionisti: il volto di Adriana Barraza, e il pianto al telefono di Brad Pitt, tornato a essere grande interprete dopo qualche scivolone commerciale.
Voto: 6,5
Elena Aguzzi