Ella & John - The Leisure Seeker

26/01/2018

di Paolo Virzì
con: Helen Mirren, Donald Sutherland, Christian McKay, Janel Moloney e Dick Gregory

Libertà" è solo un’altra parola per dire che non c'è niente da perdere
niente, intendo proprio niente, dolcezza, se non è gratis, no no
sì, sentirsi bene era facile, Signore, quando lui cantava pezzi blues
tu sai che sentirmi bene era abbastanza per me
abbastanza per me e per il mio Bobby McGee”


Paolo Virzi è sbarcato nuovamente negli States per salire, immediatamente dopo, su un camper con destinazione Key West. La musica parte con le note di “Me and Bobby McGee” e la ricerca del piacere può così iniziare.

Tratto dal romanzo “The Leisure Seeker” di Michael Zadoorian, “Ella & John – The Leisure Seeker” è il nuovo film di Paolo Virzì uscito il 18 gennaio nei cinema italiani e da subito divenuto destinatario di attenzione e curiosità per la sua equilibrata combinazione di DNA italiano, decor a stelle e strisce e rifiniture di talento britannico e di maestria canadese. 

Il regista livornese, infatti, ritorna a girare negli USA ma questa volta affiancando a una troupe italiana, un cast interamente anglofono per dare voce a una storia, invece, che è interamente americana.
E la storia è quella di Ella (Helen Mirren) e John (Donald Sutherland), marito e moglie che vivono a Boston e che un giorno decidono di rimettere in strada il loro vecchio camper, The Leisure Seeker, per partire per un viaggio lungo la East Coast per andare in Florida a vedere la casa di Ernest Hemingway, da sempre idolo di John, insegnante di letteratura inglese in pensione.
Una storia on the road traslata dagli anni Settanta agli anni Duemila; marito e moglie, ex hippy e innamorati, risalgono sul camper con cui andavano in vacanza con i figli, per un viaggio che è un'ode sì all'amore ma anche, e soprattutto, alla libertà.
Perché, infatti, accanto alla narrazione dell'amore pluridecennale che lega i due anziani coniugi si affianca quello della malattia: affetto da Alzheimer lui e da cancro lei, la storia diventa la testimonianza interessante di un amore che è devozione, profondo affetto e assistenza. Ma è anche la storia di una libertà che viene pretesa, urlata e sbandierata in un contesto socio-culturale in cambiamento e che mai come ora si dimostra sensibile a questa tematica.
Con il solito linguaggio leggero ma mai banale, Virzì e Co tessono quindi una sceneggiatura figlia del suo tempo, tremendamente attuale e che, con delicatezza e rispetto, riesce perfettamente a irradiare di leggerezza e anche di ironia, due argomenti non semplici: la malattia e la morte.
Mentre si entra gradualmente nella storia, arrivando senza accorgersene a sedere nel camper accanto ai protagonisti, Ella & John diventano le proiezioni di quello che ognuno di noi potrà essere un domani, anche non così lontano. E quindi, si assiste con un sorriso benigno all'elogio del boxer di John, con cui riesce ancora a mantenere “il controllo” a dispetto della sua memoria, e si guarda con curiosità alla parrucca di Ella, emblema della sua malattia ma allo stesso tempo ponte verso una normalità che fu e che ormai si sta sfocando sempre più.
Con una sceneggiatura delicata e dal ritmo serrato (soprattutto l'incontro con l'ex fidanzato di Ella), Virzì riesce a coinvolgere lo spettatore in questo dialogo a due che la malattia spesso sbiadisce, sebbene in alcuni passaggi diventa quasi forse troppo didattica nello spiegare i sentimenti dei protagonisti agli spettatori. E sebbene il finale ufficiale sia quel “lieto fine” che così tanto sembra piacere gli Americani, la vera conclusione di questa parentesi narrativa arriva proprio un frame prima, sulla riva di un lago. Silenzioso ma profondamente potente, lo scambio di amore tra i due si percuote e colpisce, mettendo un punto a un viaggio che è sì un viaggio nella memoria e un ritorno al passato, ma è anche una presa di consapevolezza del significato profondo del concetto di libertà; perché è quando non hai più nulla da perdere che essa viene sperimentata davvero. 
E quando a perdersi sono in due, allora sì, che la libertà assume la sua forma più superlativa.

Voto: 7,5

Roberta Costantini