La Forma dell'acqua
02/03/2018
di Guillermo Del Toro
con: Sally Hawkins, Richard Jenkins, Michael Shannon, Michael Stuhlbarg, Doug Jones, Octavia Spencer

L'incipit ci introduce subito in un'atmosfera da fiaba. Una favola a metà strada tra “La sirenetta” e “La bella e la bestia”, solo che qui lei non è bella, ma è a sua volta una bestiolina emarginata, una sirenetta muta, per l'appunto. Non è nata menomata, ma qualcuno da piccola le ha tagliato la laringe. L'hanno ritrovata abbandonata nel fiume, ma a differenza di Mosè non è stata adottata dal Re, ma è cresciuta in orfanotrofio. Ora vive sola, in una casa sopra a un cinematografo in crisi, e le uniche persone con cui riesce a comunicare sono un vecchio illustratore invertito anche lui solo, che vive circondato da gatti e cerca invano di vendere i propri disegni, e la collega di colore che non si intende più col marito. Storie di ordinaria solitudine in una grigia città costiera dell'America anni '50, che sembra uscita dall'acquarello di un Norman Rockwell intristito, in piena Guerra Fredda.
Le due donne fanno le pulizie in un centro ricerche dell'aeronautica, e un giorno viene lì portato in gran segreto uno strano essere anfibio antropomorfo “pescato” in un fiume dell'Amazzonia con lo scopo, scopriremo più tardi, di studiarlo per poter battere i sovietici nella corsa allo Spazio. Ma, complici un uovo e un giradischi, i due esseri senza parola si addomesticano a vicenda, fino al sorgere di una vera e propria passione amorosa e sessuale.
La situazione però precipita. Gli americani vogliono vivisezionare l'uomo-pesce; spuntano i russi che a loro volta vogliono appropriarsene e hanno una spia nella base; inizia un disperato piano di fuga, dove un possibile nemico si rivela un prezioso alleato....
Il film di Guillermo del Toro, che ha conquistato Venezia e ora l'Academy oltre che il pubblico, è un misto, in magico equilibrio, di favola romantica, horror stile Universal, fantascienza anni '50, thriller spionistico, melodramma erotico, commedia woodyalleniana, musical. Cita apertamente il cinema di Jack Arnold ( l'anfibio ha tutto l'aspetto del Mostro della Laguna Nera – anch'egli invaghito di una fanciulla, se ricordate – solo che quello aveva degli occhietti piccoli e un po' minacciosi, questo ha degli occhioni spaventati da cartone animato giapponese che mettono tenerezza, e rivelerà diverse doti nascoste) e richiama l'ET di Spielberg, omaggia il peplum e le pellicole ingenue dell'epoca con cavalli parlanti e belle canzoni, usa al meglio con maestria registica le luci, la fotografia, le musiche, il montaggio, le scenografie e gli attori, per i quali si possono solo usare toni di lode, con l'eccellenza di una timida e spaurita, poi folle e coraggiosa, adorabile Sally Hawkins.
Attenzione però che non si tratta solo di un esercizio di stile cinefilo. Il regista messicano ci mette anche l'anima, ed è più per questo che non per l'abile uso dei toni, che il pubblico di volta in volta si diverte, si emoziona, si commuove. Tutti i personaggi sono toccanti, persino il “cattivissimo” della situazione Michael Shannon, duro e spregevole, ha una sua solitudine e sofferenza. Forse il film non ci dice nulla di nuovo? Senz'altro, ma lo dice in un modo che, semplicemetne, incanta. Meritatissimo Oscar.
Voto: 9
Elena Aguzzi