Unsane

01/07/2018

di Steven Soderbergh
con: Claire Foy, Joshua Leonard, Jay Pharoah

“Unsane” ha catturato l’attenzione della stampa per essere stato girato con un iPhone; uno sfizio che si è levato il regista paragonabile al (mediocre) album di Neil Young “A Letter Home”, registrato in analogico nel 2014 servendosi di un Voice-O-Graph, apparecchio simile a una cabina telefonica come quelli che venivano utilizzati in America tra gli anni Quaranta e i Sessanta per realizzare incisioni amatoriali. Se il buon Neil soccombeva al fascino del vintage, qui Soderbergh spalanca le porte alla modernità.  
Messa in luce tale caratteristica, la recensione potrebbe terminare con queste parole, perché “Unsane”, fatto passare per un thriller, o addirittura un horror, non offre spunti di particolare interesse, non è avvincente, non genera angoscia, né tantomeno fa provare emozioni forti.
Il regista parte da un’idea che avrebbe potuto produrre un intreccio valido, kafkiano; un po’ “Il corridoio della paura” (Samuel Fuller), un po’ “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, con una spruzzata di (aggiungere a piacimento un titolo in cui i degenti di un ospedale psichiatrico sono alle prese con gravi difficoltà o con un assassino).
La trama però si sfilaccia, cade nel banale, lo spettatore stenta a immedesimarsi nelle condizioni della fastidiosa protagonista, e si arriva alla fine con l’impressione di aver visto un film di tre ore (ne dura la metà).
Risibile anche il tentativo di rendere “Unsane” un film di denuncia delle ciniche pratiche messe in atto dalla sanità statunitense, anche se il personaggio del giornalista che conduce un reportage spacciandosi per uno dei “fuori di testa” è forse l’unico a conquistare la simpatia del pubblico. 

Voto: 5

Andrea Salacone