Non vogliamo svelarvi il finale- tratto da una storia vera, ma difficilmente ricorderete le cronache dell'epoca – ma fate attenzione alle scritte in sovrimpressione alla fine del film, perché sono il gustosissimo tocco finale nel quale si scopre che la realtà spesso supera la fantasia.
Ridley Scott ci porta a questo finale (e l'ultima inquadratura è da maestro) muovendosi energico e “classico” attraverso un appassionante gangster movie che non scimmiotta Scorsese (peccato capitale di quasi tutta la produzione gangster recente) ma si rifà piuttosto a Mann, a Friedkin (qui siamo proprio in ambito “french connection”) o, addirittura, agli storici noir scritti da William R. Burnett.
Strano regista, Scott. Non conosce le mezze misure. O fa film bellissimi (I duellanti, Blade Runner, Thelma e Louise, Black Hawk Down) o emerite schifezze (Soldato Jane, Il gladiatore, Hannibal, Le crociate...). Qui, grazie al cielo, ritrova la sua vena migliore e, nonostante la trama tutto sommata scontata, i personaggi manichei (o incorruttibili o bastardi, almeno dal lato dei poliziotti, i gangster hanno più spessore), la sovrabbondanza di parole, riesce a far passare le due ore e mezza di film senza che ce se ne accorga , grazie a un protagonista assolutamente irresistibile – un Washington in gran smalto: altrettanto bravo e affascinante lo avevamo visto solo sotto la direzione del fratello di Scott, Tony – e a un assunto straordinario (anche perché vero): il nostro antieroe riesce per circa un decennio a monopolizzare il traffico di eroina senza farsi pescare dalla polizia, perché quando questa cade casualmente sul suo nome non può credere che “un negro” sia riuscito a far meglio di italiani, ebrei e irlandesi.
Ma come in ogni film di genere che si rispetti, dietro a una preda c'è un cacciatore. Questi ha il volto accattivante e il fisico ruspantemente taurino di Russell Crowe, poliziotto onesto di serie B, ostracizzato dai suoi stessi colleghi perché integerrimo in modo addirittura noioso, relegato nel New Jersey a indagare sull'identità del nemico pubblico n. 1, colui che riesce a spacciare la Blue Magic, eroina pura il doppio di quella in commercio, che costa la metà. Come è possibile? Chi è? Come fa?
Arriverà al colpevole grazie a un cappotto di cincillà imprudentemente indossato il giorno della mitica sfida Frazer-Alì (un giorno molto simbolico...); ma quando il cerchio si stringe e siamo a un passo dal precipitare nel legal movie, Scott ci sorprende con un colpo di scena che rivela la sua capacità di narrare oltre che di tenere in mano la cinepresa e di saper dirigere gli attori. Attori che si ritrovano faccia a faccia solo dopo 150 minuti, e l'essere riuscito a trattenere l'orgasmo tutto questo tempo è un altro pregio della maschia pellicola, che potrà essere ricordata come una delle migliori del sottogenere gangster della “caccia all'uomo” .
Voto: 7,5
Elena Aguzzi