L’Uomo che uccise Don Chisciotte
29/09/2018
di Terry Gilliam
con: Adam Driver, Jonathan Pryce, Stellan Skarsgård, Olga Kurylenko, Joana Ribeiro
Terry Gilliam ha vinto la sua battaglia contro i mulini a vento e dopo 25 anni arriva con il suo film su Don Chisciotte o, per meglio dire, con la sua personale visione sui Don Chisciotte che combattono nel mondo di oggi (in particolare nel suo mondo cinematografico) con il loro carico di utopie e di sogni. E ci regala un film visionario e folle, come del resto il suo Cinema è sempre stato, su passato e presente, realtà e finzione. Ma non è così semplice, i livelli di lettura sono molteplici, e si sovrappongono l’un l’altro come pagine di un poema epico.
Del sovrapporsi di realtà e finzione tanto ci hanno già raccontato i numerosi film sul cinema e su registi in crisi e tale sembrerebbe, ad un primo impatto, anche il film di Gilliam su un cinico regista che, sul set di Don Chisciotte, ritrova un suo vecchio lavoro di studente girato in un vicino paese della Spagna e parte alla ricerca degli abitanti di quel villaggio per ritrovare ispirazione e ricordi. Ma realtà e finzione continuano ad accumularsi perché l’uomo scopre di aver cambiato il destino di quella gente, avendo gettato nelle loro piccole vite la scintilla del sogno che si è fatto follia. Il ciabattino improvvisato attore che all’epoca interpretò Don Chisciotte si crede davvero il Cavaliere e viaggia per una desolata Spagna impaludato sul suo ronzino inseguendo l’avventura, assecondato da chi lo circonda, forse per negare una realtà altrimenti troppo piatta, trasformato da quel ruolo, e come Don Chisciotte inghiottito in una fantasia.
E il passato e presente non sono solo quelli di un regista ormai affermato ma privo di scintille sull’orma dei ricordi del giovane che era, quando girò un Chisciotte con meno mezzi ma più estro, ma quelli di un viaggio a ritroso nel tempo fino a popolarsi sempre più di visioni leggendarie. Inizia così un cammino delirante e allucinato in cui irrompono colori e costumi come se il protagonista fosse stato precipitato davvero nell’epoca di Chisciotte, per poi rivelarsi mere messe in scena. La sua mente è confusa e come i mulini vengono scambiati per giganti così ogni cosa non è come appare e anche lo spettatore resta preso nel turbine dei suoi abbagli.
Il viaggio del regista e del suo ciabattino Don Chisciotte tanto ci ricorda quello dei due protagonisti del film più riuscito e affascinante di Gilliam, La Leggenda del Re Pescatore. Anche qui c’è un uomo che si prende cura di un altro seguendolo nella sua follia, per rimediare ad una vecchia colpa. Come là andavano alla ricerca di Graal nelle strade di New York così qui vanno in cerca di avventura, a combattere quei giganti che sono tutt’attorno, nell’industria cinematografica e nelle ombre del nostro passato.
Se, con coraggioso cinismo, Gilliam dipinge tracce autobiografiche nel suo protagonista di certo lo supera per genialità. “The Man who killed Don Quixote” è un complesso, caleidoscopico, monumentale lavoro a tinte ironiche e grottesche di chi non necessita certo di andare in cerca di una fantasia perduta.
Voto: 7,5
Gabriella Aguzzi