Colette

06/12/2018

di Wash Westmoreland
con: Keira Knightley, Dominic West, Denise Gough, Fiona Shaw, Eleanor Tomlinson

Tratto dalla storia vera dell'artista Sidonie-Gabrielle Colette, vissuta in Francia dal 1873 al 1954. Colette, bisessuale, scrittrice, mimo di teatro, soggetto e oggetto di numerosi scandali dell'epoca, ghost-writer per quasi un lustro del marito Henry Gautier-Villars, detto "Willy", musicologo ed editore di romanzi di successo, passa dai boschi incantati e dai colori pastello della vegetazione della sua casa di campagna alle atmosfere sulfuree dei salotti parigini, introdotta dal marito negli ambienti più esclusivi della vogue artistica dell'epoca. Sarà proprio Willy a sfruttare le tendenze bisessuali della moglie, costruendo attorno alla scrittrice un torbido menage à trois con l'amante di lei, per dare un overdose di pruderie alla serie di racconti di "Clodine" scritti da lei ma firmati esclusivamente da lui. Francamente, pensavamo di aver visto già tutto con "Un amore sopra le righe" e "The Wife-Vivere nell'ombra" che esaltano la forza delle donne nel costruire carriere da nobel e da Premio Goncourt per i propri mariti (ingrati, cinici e bari), rimanendo nell'ombra per il resto della loro vita. Ma, evidentemente, trattare il genio per quello che è, senza connotazioni gender di sorta, diviene un’arte sempre più difficile, se non impossibile.

Il film "Colette" tuttavia si fa particolarmente apprezzare per una fotografia straordinaria, unita a una cura ossessiva dei primi piani e degli arredi interni come degli esterni del quartiere di St. Germain des Prés. Le cadenze ravvicinate degli impegni e delle occasioni mondane di Willy e Colette, disegnate a forma di spirale da una voluttà sconfinata di bere la vita dentro una coppa di champagne, spinge con forza lo spettatore al centro di una perenne social dance, con i suoi dandy, le sue dame curatissime nelle loro parure e i vestiti d'alta moda. Uomini e donne viziati e viziosi, pronti al tradimento, prede degli sparvieri da inchiostro, quei servi sciocchi cioè che imbrattano le cronache rosa dei giornali, mentre altri editori spietati puntano solo al denaro, al gioco e agli agi e al sesso di comodo dei bordelli dissipando intere fortune in questa loro corsa verso il nulla. I racconti di Colette spingono le servette, così come le giovinette a immedesimarsi nell'abbigliamento e nel portamento al loro mito Clodine, personaggio autobiografico nato dalla penna dell'Autrice e dai suoi ricordi di ragazza di campagna, fagocitata da Parigi, dalle luci colorate dei suoi bistrot e dal suo edonismo sfrenato.

I rapporti omosessuali sono accompagnati da un noncurante verismo per il tempo giusto a misurare un orgasmo, così come quelli coniugali o fedifraghi. Poi, c'è lui, lo sterco del Demonio: il Denaro, sempre il dio Denaro, che compra le anime e i cuori. Malgrado sia l'epicentro della narrazione, l'arte della scrittura si riduce a pura calligrafia, con l'obiettivo che insegue come la lente di un microscopio il pennino inchiostrato, che traccia sulla volgare carta da quaderno i suoi caratteri da dieci e lode. Tutto è superficie, strato impellicciato o déchet: il rapporto coniugale sempre più maltrattato dai due contraenti è la coercizione di una stanza chiusa che non si apre se non dopo un parto di qualche decina di pagine del nuovo romanzo, perché tutto si mischia nell'orgia del vivere, dal mungere il talento come fosse un animale da cortile, alternandolo alla monta vera e propria per ribadire le questioni proprietarie di una marito inguaribilmente narciso, prosseneta della propria moglie. Fino alla liberazione di quest'ultima, sciolta progressivamente dal vincolo matrimoniale dall'inizio di una vita randagia di teatrante, al seguito di una compagnia da spettacoli di periferia che mette assieme nobili ricche e androgine, borghesi spiantati e artisti che danno scandalo per sopravvivere, sperimentando con voluttà l'arte della dissacrazione.

Voto: 7

Maurizio Bonanni