
Se il filo di Arianna è una palla. Come quella che rotola trattenuta dal piede del sequestratore fino a giungere nelle mani del salvatore del bimbo rapito, "L'Eroe": titolo dell'omonimo film opera prima di Cristiano Anania, praticamente autoprodotto e che verrà auto distribuito con alcune decine di copie nelle sale italiane, a partire dal 21 marzo. La "palla" colorata, quindi, una sorta di elemento di chiusura tra gli opposti del Drago Mangiafuoco e del San Giorgio. Tutta la pellicola è un lento, ma inesorabile chiedersi dove sia la verità, senza mai trovare risposte confortanti. Chi è chi, e chi fa che cosa? Qual è il ruolo del cronista fallito di nera protagonista della storia? E quello della famiglia inquietante del bimbo rapito? Il mostro, interpretato dal bravissimo Vincenzo Nemolato già protagonista del film "La Criptonite nella borsa", è un autistico amante dei bambini, come ovvio che sia, visto lo sviluppo reale della sua età mentale. Anania ci dice però che il mostro è il sottobosco privo di scrupoli della cultura mediatica, malata di successi e di scoop a qualunque costo, capace di creare la notizia di prima pagina per.. fare notizia! Si può davvero far uso disinvolto di qualsiasi scandalo privato per cavalcare l'onda di consensi sui social network? E perché no? Se questi rendono bene in fama e denaro, se fanno di un romanziere già fallito uno di successo perché no, in fondo?
E si può, per arrivare a un fine tanto bieco, manipolare l'amor puro, come quello di una deliziosa volontaria laureanda in scienze della comunicazione amica d'infanzia del giovane "mostro"? Per uno scopo abietto si può spiare, origliare, sedurre dietro le apparenze di un uomo al di sopra di ogni sospetto, bonario, timido e remissivo? E che cosa sono gli eroi? Quelli che come dice la nota di regia "servono a ristabilire l'equilibrio nella morale scalfita, affinché tutto torni alla «normalità»"? L'attore protagonista, il napoletanissimo Salvatore Esposito, propende per una forte ambivalenza del significato dell'eroe, perché: "troppi eroi in campo in uno stesso momento diventano carnefici! Eroi sono tutti quelli che si svegliano la mattina e invece di farsi coinvolgere dalla Mano Nera del Male vanno a fare un lavoro onesto". Già: ma il circo mediatico, quale ruolo svolge nel voler essere evento nell'evento? Basta riflettere sul carattere di quelle iene umane che per un passaggio al telegiornale in prima serata, nei talk nazionali più seguiti o una foto sulle prime pagine dei giornali metterebbero chiunque sul banco degli accusati, "mostrificandolo". Così, si condannano a priori nei processi mediatici per fare record di ascolti e di vendite coloro che non sono in grado, una volta crocefissi sulla pubblica piazza, di creare per ritorsione danni irreparabili ai propri accusatori.
Nulla di veramente nuovo, quindi. Nefandezza contrafforta nefandezza, perché tutto è già accaduto nella vita di tutti i giorni, anche le cose più incredibili e paradossali. Perché la realtà è andata fin troppo oltre l'immaginario e l'inverosimile. Perché l'amore sviscerato per "Mammona" (il potere biblico garantito dal Denaro) rende serpenti i parenti insinuandosi come un aspide negli affetti più sacri e profondi. Tutto ciò non è un prodotto della letteratura fantasy o noir, ma sono cronache di tutti i giorni disseminate di cadaveri anche illustri: eredità combattute come guerre dove non si fanno prigionieri; ricatti inverosimili per estorcere denaro ai propri congiunti stretti... Un giornalista fallito e mediocre può benissimo scegliere come vittima sacrificale lo scemo del villaggio con disturbo di apprendimento per far ripartire la sua vita professionale. L’aspetto autistico, dice Nemolato, aiuta per di più il manipolatore perché l'innocenza autentica di chi lo vive non ha la malizia necessaria per comprenderne gli scopi, afflitto com'è dalle "piccole angherie che ne aumentano la frustrazione alla quale l’eroe dà il colpo di grazia!".
Cristina Donadio che interpreta nel film il ruolo della nonna (una potente manager che non vuole perdere il potere che ha in azienda e nella società) del bimbo rapito osserva come non tutto (o ben poco!) di quello che appare corrisponda al vero. La verità è una sequenza telescopica indefinita di cose verosimili. "Dal punto di vista dei contesti sociali, poi, le piccole province amplificano i molti vizi e le poche virtù dei grandi spazi urbani. L'Eroe è un film in cui si è voluto togliere, sottrarre in ogni modo gli elementi didascalici, perché in genere si tende a spiegare tutto il possibile mettendo in campo mille discorsi nei dialoghi e nelle immagini. I film indipendenti hanno un dono: permettono agli attori di incontrarsi e di scambiarsi in tutta libertà idee, analisi e suggerimenti, senza restare ingessati nei corsetti stretti delle griglie comportamentali imposte dalla grande produzione". Enrica Guidi (nel ruolo nella madre del bambino scomparso) ha invece avuto modo di sperimentare attraverso il suo personaggio il sentimento enorme e penoso della sottrazione di un figlio, che ti spinge per reazione a non avere più nulla da perdere. E lei da madre, per rendere adeguatamente il dramma vissuto, reagisce modulando forti espressioni emotive nelle varie fasi del sequestro.
Fabio Ferrari, che interpreta il cronista di provincia, collega di Esposito, apprezza il fatto che "L'Eroe" sia un film silenzioso, oggi assai poco di moda e controcorrente perché sceglie i tempi lenti, adatti alla storia del luogo dove il film è girato. Prevale così il "non detto", andando in senso opposto a quel nostro cinema che invece vuole spiegarci sempre tutto, al contrario della fiction americana che ama la suspense. Così, nel finale del film si lascia un ultimo dubbio in sospeso senza ricorrere a effetti a sorpresa per offrici verità preconfezionate. Si rifugge dagli stereotipi televisivi preferendo un attore come Salvatore Esposito che non fa nulla di eclatante, restando quasi inespressivo nella sua recitazione come se il tutto non lo riguardasse e che lui, in realtà, fosse un'altra persona rispetto a quella che appariva accanto alla gente. Questo può accadere perché il cinema è dotato di un'alchimia straordinaria e occorre un grande sforzo per coglierne le innumerevoli sfumature. Cristiano Anania, regista e soggettista, sottolinea come il film sia un.. prodotto integrato di tutto il cast (circa 40 persone) che si trovavano a operare sul set. "Carrelli che partono lenti e che sembrano non arrivare mai. Un paese dove non succede nulla, finché arriva l’eroe".
"A un certo punto siamo arrivati a pensare di girare a mano, macchine a terra! Siamo riusciti a finire il film in sole 'quattro' settimane di ripresa: un vero miracolo! Pensate a quaranta persone che sviluppano tutte assieme un unico processo creativo e organizzativo, dalla scena, ai costumi, alla fotografia. Tutti in fondo volevano raccontare una storia. Per cercare di arrivare al grande pubblico ci siamo avvalsi di tanti coproduttori e distributori: saremo in trenta sale dal 21 di marzo e le duplicheremo in futuro seguendo la filosofia della multiprogrammazione e di serate-evento, commerciali e non, con membri del cast. Facciamo affidamento sul passaparola per mantenere la nostra indipendenza. L'opera prima è come un lunghissimo parto, che dura anni e ti consuma il fegato. Giri come un forsennato di produzione in produzione con i fogli di carta in mano, finché finalmente non trovi un pazzo illuminato che ti finanzia. Arrivi così come nel nostro caso a mettere piedi con tempi lunghi, grande fatica e molta pazienza un budget sempre un po' troppo ridotto, rispetto alle aspirazioni iniziali".
"Qualcuno ha osservato che non c'è nel film una descrizione di empatia e partecipazione al dramma del sequestro nei comportamenti degli abitanti del borgo. Questo perché il film è volutamente mirato all'approfondimento del carattere dei personaggi e finalizzato a dare risalto alle dinamiche e interazioni tra di loro". Verissimo, in fondo: la gente è solo quella della colonna infame degli appestati dei media, pronti come animali da combattimento a recidere la giugulare del più debole dei soggetti presenti sulla scena del crimine.
Voto: 7
Maurizio Bonanni